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ACACIA - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Beatrice Colcuc)
(v. Wikidata Q5861969)
ALPEGGIO - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
(v. Wikidata Q27849269)
Anke (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
„Anke(n), (durch Butter ersetzt) Sm ‛Butter’ per. wobd. (8. Jh.), mhd. anke , ahd. anko .
Obwohl nur das Deutsche das Wort bewahrt hat, ist g. *ankwōn m. ‛Fett, Butter’ vorauszusetzen, als Fortsetzer eines ig. (weur.) *ongwen- ‛Salbe, Fett, Butter’ (in verschiedenen Ablautstufen), vgl. l. unguen n. ‛Fett, Salbe’, air. imb ‛Butter’ (*ṇgwen-) zur Verbalwurzel ig. *ongw- ‛salben’ in ai. anákti, l. unguere u.a. Also ursprünglich ‛Salbe, Schmiere’.“ Kluge, 47 s.v. Anke(n))
Trad.: „Anke(n), (sostituito da Butter 'burro') Sm ‛Burro’ per. wobd. (VIII sec), mhd. anke , ahd. anko .
Sebbene la parola si sia conservata solo in tedesco, si deve presupporre che il termine g. *ankwōn m. ‛grasso, burro’ fosse il continuatore dell'ig. (weur.) *ongwen- ‛unguento, grasso, burro’ (con diversi livelli apofonici), si confrontino il l. unguen n. ‛grasso, unguento’, l'air. imb ‛burro’ (*ṇgwen-) per la radice verbale ig. *ongw- ‛ungere’ in ai. anákti, l. unguere ecc. Originariamente, quindi, ‛unguento, grasso lubrificante’.“ (Kluge 2011, 47)
Il prestito dal latino-romanzo qui proposto è sia giustificabile a livello fonetico che dal punto di vista semantico: basti pensare ai numerosi altri romanismi presenti in questo dominio onomasiologico. Per quanto riguarda, infine, l'enorme espansione del tipo butyru(m), è evidente la presenza di un tipo più antico nelle designazioni derivate dalle varianti verbali ŭnguĕre, *ŭngĕre, il quale ebbe, in un secondo momento, alcune interferenze con butyru(m).
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
anko (gem) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Anko
Questo tipo di base potrebbe provenire dal termine ancho 'burro' (si confronti Id. I: 341) o da anko in alto-tedesco antico, il quale si sarebbe poi evoluto in anke in alto-tedesco medio. L'origine del termine è da ricercare nella radice indogermanica *ongwen- 'unguento, grasso, burro', che, con il tempo, si sviluppò nel germanico *ankwōn m. 'grasso, burro'. È possibile ricondurre a questa radice indogermanica anche le parole latine ungĕre e ŭnctum 'grasso' (si veda Kluge 2012: 437; e ancora, Id. I: 341). In lingua tedesca, il tipo di base fu prevalentemente sostituito dal termine Butter 'burro'; esso è, tuttavia, ancora oggi diffuso nella Germania sud-occidentale (si confronti BSA IV: 5.11a) ed è presente anche nella svizzera tedesca (si vedano SDS V: 179; e Id. I: 342).
A proposito di questo tipo (si veda Id. I: 341), il Kluge riporta la seguente breve ricostruzione:
„Anke(n), (sostituito da Butter 'burro') Sm ‛Burro’ per. wobd. (VIII sec), mhd. anke , ahd. anko .
Sebbene la parola si sia conservata solo in tedesco, si deve presupporre che il termine g. *ankwōn m. ‛grasso, burro’ fosse il continuatore dell'ig. (weur.) *ongwen- ‛unguento, grasso, burro’ (con diversi livelli apofonici), si confrontino il l. unguen n. ‛grasso, unguento’, l'air. imb ‛burro’ (*ṇgwen-) per la radice verbale ig. *ongw- ‛ungere’ in ai. anákti, l. unguere ecc. Originariamente, quindi, ‛unguento, grasso lubrificante’.“ (Kluge 2011, 47)
Il rapporto delineato dal Kluge è chiaro, ma la conclusione proposta è poco probabile e convincente, considerata la storia delle parole: in esso si tratta infatti il termine come un'isolata reliquia indogermanica, sebbene sia invece molto più ragionevole far risalire questo tipo sud-occidentale tedesco (alemanno) al latino o al romanzo (si veda unguere). Nelle aree di contatto romanzo strettamente adiacenti tra loro, la sopra menzionata base latina con la velare fu soppiantata dalla variante *ŭngĕre (REW 9069), fenomeno riconosciuto anche nel caso della palatalizzazione della g nel termine romancio (sursilvano) unscher, nel romancio dell'Engadina uondscher, nell'italiano ungere e ancora in altri casi (si veda HWdR, 971). Nell'odierno territorio francese sono però predominanti alcuni cognati del termine latino ŭnguĕre (si confronti FEW 14, 36 f.); tra questi, vi sono anche alcuni esempi dell'evidente rapporto semantico con la preparazione del latte, come ad esempio ogner 'dare il latte' (con cambiamento nel gruppo verbale) e ogna 'quantità di latte prodotta in una sola volta da una mucca'. Dal participio unctum, tra l'altro, proviene la designazione del concetto di BURRO in friulano, largamente attestata nell'area di studio di VerbaAlpina di lingua romancia: ont, ladino onto, vonto (si confronti il rumeno unt).
Il prestito dal latino-romanzo qui proposto è sia giustificabile a livello fonetico che dal punto di vista semantico, basti pensare ai numerosi altri romanismi presenti in questo dominio onomasiologico. Per quanto riguarda, infine, l'enorme espansione del tipo butyru(m), è evidente la presenza di un tipo più antico nelle designazioni derivate dalle varianti verbali ŭnguĕre, *ŭngĕre, il quale ebbe alcune interferenze con butyru(m) in un secondo momento.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
ATTO DI SEPARARE I RIFIUTI PER TIPO (UMIDO, SECCO, CARTA, PLASTICA, ETC.) - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
ATTREZZO PER ATTACCARE GLI ANIMALI, PER LA CURA DEI ZOCCOLI - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
babeurre (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum – trad. Alessia Brancatelli)
BAITA - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
(v. Wikidata Q2649726)
*barica (lat) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
BASTONE PER IL TRASPORTO DI DUE CARICHI DI PESO UGUALE, IN LEGNO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
Beil (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Anche dal punto di vista della lingua standard vi è una differenza tra una Axt 'scure' intesa come „Werkzeug mit schmaler Schneide und langem Stiel, besonders zum Fällen von Bäumen“ – 'attrezzo dalla lama sottile e dal lungo manico, impiegato soprattutto per l'abbattimento degli alberi' (cfr. Duden s.v. Axt) ed un Beil inteso come „einer Axt ähnliches Werkzeug mit breiter Schneide und kurzem Stiel, besonders zum Bearbeiten von Holz und Fleisch“ – 'un attrezzo simile alla scure, dalla lama più ampia e dal manico corto, impiegato per la lavorazione del legno e della carne' (cfr. Duden s.v. Beil).
Per quanto riguarda la forma della parola, essa è stata attestata in alto tedesco antico come bîhal (cfr. AWB s.v. bîhal), parola rintracciabile solo in tedesco e olandese, secondo l'AWB. Ciononostante, in alcune lingue celtiche esistono degli equivalenti lessicali: in irlandese antico, ad esempio, con la parola bíail, biáil; o in gallico, con la parola bwyall, bw(y)ell (cfr. Kluge s.v. Beil).
(auct. Markus Kunzmann – trad. Alessia Brancatelli)
BICICLETTA PER MUOVERSI ANCHE SU TERRENI NON ASFALTATI; SI DISTINGUE PER LE SOSPENSIONI AMMORTIZZATE, IL TELAIO ROBUSTO E LE GOMME PIÙ LARGHE E TASSELLATE. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
brama (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
*brenta (xxx) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
*brottiare (vor) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
brousse (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
"D'apr. Brüch dans Z. rom. Philol. t. 35, p. 635, GAM. Rom.1t. 1, p. 369, t. 2, p. 38 et Gamillscheg dans Z. rom. Philol. t. 40, p. 148, ce groupe de mots est issu du got. *brǔkja « ce qui est brisé », dér. du got. gabruka « morceau » (FEIST, s.v. gabruka; KLUGE20, s.v. Brocken). E. Schüle dans Pat. Suisse rom., s.v. brochyè, estime au contraire qu'un terme got. peut difficilement s'être implanté dans le vocab. laitier des Alpes, et propose une base préromane *brottiare, d'orig. inconnue.”
('Secondo Brüch e Gamillscheg – si vedano rispettivamente il Z. rom. Philol. t. 35, p. 635, GAM. Rom.1t. 1, p. 369, t. 2, p. 38; e Z. rom. Philol. t. 40, p. 148 – questo gruppo di parole deriva dal gotico *brǔkja «ciò che è rotto», proveniente a sua volta dal gotico gabruka «pezzo di qualcosa» (FEIST, s.v. gabruka; KLUGE20, s.v. Brocken 'pezzo'). Nel Pat. Suisse rom., s.v. brochyè, E. Schüle ritiene, al contrario, che difficilmente un termine gotico si sia potuto introdurre nel vocabolario lattiero alpino, e propone, quindi, *brottiare, una base preromana di origine sconosciuta” (TLFi).
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
BURRO - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
butyru(m) (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
La composizione di questa parola pone enfasi sul fatto che si parli di latte bovino; essa rimarca la peculiarità del prodotto, lasciando bene intendere che in origine il FORMAGGIOnon derivasse dal LATTE DI MUCCA. Nella cultura greca, infatti, il formaggio veniva tradizionalmente prodotto con il latte di pecora o di capra, e lo è tuttora (una testimonianza letteraria delle usanze greche è offerta dall'Odissea, nell'episodio 'Ulisse e Polifemo' [9,170-566; nello specifico, nei versi 244-247 si legge che il ciclope non possedeva bestiame, ma pasceva le pecore ai pascoli]).
Il termine greco τὸ βούτυ̅ρον si riferisce al concetto del 'grasso del latte' (τὸ πῖον τοῦ γάλακτος [si veda il Corpus Hippocraticum, raccolta di testi medici redatti presumibilmente tra il VI secolo a.C. e il II secolo d.C.]). Nel Corpus Hippocraticum si racconta di come la popolazione degli Sciti producesse il burro dal latte di cavalla (Corp. Hipp., Morb. 4, 20). Il metodo ivi descritto è simile a quello diffuso ancora oggi: pare, infatti, che gli Sciti versassero il latte di cavalla in una zangola (recipiente cavo in legno: ἐς ξύλα κοῖλα) e che poi lo scuotessero. Tuttavia, il Corpus Hippocraticum non fa menzione di come gli Sciti impiegassero il burro prodotto (se come genere alimentare o come rimedio curativo, ad esempio).
Così come nel Corpus Hippocraticum, anche in Plinio il Vecchio si esprime l'idea che la produzione e l'utilizzo del burro fossero usi tipicamente 'barbarici' (NH 28, 35: ''e lacte fit et butyrum, barbararum gentium lautissimus cibus et qui divites a plebe discernat''). Ciò potrebbe dipendere dal fatto che nell'area mediterranea era l'olio d'oliva ad essere impiegato come 'grasso alimentare' (utilizzo peraltro dominante ancora oggi). Greci e Latini non utilizzavano il burro come mezzo alimentare, bensì come rimedio curativo: da Ippocrate, a Celso, a Galeno, non sono, infatti, rare le attestazioni di βούτυ̅ρον/butyrum nella letteratura medica; perfino Plinio il Vecchio parlava dell'impiego del burro come mezzo terapeutico (contro il dolore al collo, ad esempio: NH 28, 52).
Oltre al neutro βούτυ̅ρον, in greco è presente anche la variante al maschile ὁ βούτυ̅ρος. In entrambe le forme l'accento si trova sulla terzultima sillaba (si tratta di parole proparossitone). Il latino sembra quindi aver adottato 'butyrum' dal greco.
Bisogna fare distinzione tra due varianti del tipo di base butyru(m) a seconda dell'accentazione:
- butӯru(m), il termine latino parossitono dal quale proviene il tipo italiano butirro (si veda DELI 179);
- bútyru(m), termine latino con accento iniziale proveniente dal greco βούτυ̅ρον; da questo si sarebbero sviluppati il francese antico e il francese odierno bure, così come anche il francese beurre. Questo tipo fu, inoltre, preso in prestito in italiano, risultando nel termine burro (si confronti DELI 178).
In un'ottica geolinguistica ed interlinguistica dell'area alpina, tuttavia, questa spiegazione è poco convincente, poiché nella zona linguistica bavarese del Tirolo il tipo al maschile costituisce un'area in comune con il tipo romanzo but'ir, anch'esso maschile e confinato al sud. È quindi molto più ragionevole riconoscere in questa forma un primario prestito sostratale, e considerare il tipo femminile die Butter ('LA burro') come variazione secondaria. Il mancato slittamento della dentale -t-, fa pensare che il prestito non sia troppo remoto (non risalirebbe a prima del VIII secolo d.C.), ma che sia avvenuto a conclusione della seconda rotazione consonantica.
Infine, sembra che il tipo butyrum in area alpina abbia preso il posto dei nomi provenienti dal latino unguere / *ungere ', ungere, ingrassare, lubrificare'.
(auct. Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
CAGLIO - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum – trad. Alessia Brancatelli)
(v. Wikidata Q326900)
CALZATURA UTILIZZATA DAGLI SCIATORI PER AGGANCIARSI AGLI ATTACCHI DEGLI SCI/SNOWBOARD. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
CAPRA - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
(v. Wikidata Q2934)
CASCINA - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
CENTOPIEDI, CON 15 PAIA DI GAMBE, VIVE SOTTO LE PIETRE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
chaschöl (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Come mostrato dalla carta interattiva, il tipo morfo-lessicale ha il generico significato di 'formaggio' soprattutto nell'area di lingua romancia (si veda DRG 3, 444-450, s.v. chaschöl), ma anche in una parte dell'area di lingua ladina (val Gardena) (cfr. cartina chaschöl). Al di fuori dell'area di ricerca di VerbaAlpina, invece, esso è presente nel veneziano (casuòla; cfr. EWD II, 126) e in occitano (cfr. FEW 2, 456, s.v. caseolus).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
clarus (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Forme analoghe sono attestate dal FEW, 2, 741 (s.v. clarus, 2, 739).
(auct. Myriam Abenthum – trad. Alessia Brancatelli)
coagŭlum (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Il verbo latino coagulare, inizialmente utilizzato in forma transitiva per indicare il 'portare alla coagulazione', fu usato a partire dal V secolo anche in forma intransitiva con il significato odierno di 'coagulare' ed è possibile trovarlo in tutta l'area romanza, come nel caso del francese cailler e dell'italiano quagliare (si confronti a tal proposito FEW 2, 816-820, s.v. coagulare).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
cohortem (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Nell'area alpina si è conservato il significato di base del termine ('freier Melk- und Schlafplatz um die Sennhütte', ovvero 'spazio aperto per la mungitura e luogo di riposo nei pressi del pascolo'); si osserva, per di più, l'evidente spostamento metonimico del vocabolo dall'effettivo spazio per la mungitura agli edifici montani (si veda l'analoga polisemia del tipo base malga).
Varro individua due plausibili derivazioni della parola cohors: secondo la prima ipotesi, essa potrebbe essere connessa al verbo coorior e designare, pertanto, il posto intorno al quale il bestiame 'viene radunato' (dalla traduzione di R.G. Kent [Varro. On the Latin Language, Volume I: Books 5-7. Translated by Roland G. Kent. Loeb Classical Library 333. Cambridge, MA: Harvard University Press, 1938]; questa accezione del termine è, però, difficilmente correlabile a quelle riportate dal Georges, o al significato primario del semplice oriri).
La seconda possibile opzione è che vi sia un rapporto con il termine greco χόρτος, il quale è di per sé perfettamente ricollegabile al latino hortus (Varro, De Lingua Latina 5,88: cohors quae in villa, quod circa eum locum pecus cooreretur, tametsi cohortem in villa Hypsicrates dicit esse Graece χόρτον apud poetas dictam). Difatti, tanto hortus quanto χόρτος hanno in origine un significato analogo a quello di cohors (su χόρτος si confronti Il. 11, 774 e 24, 640).
(auct. Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
colare (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
COLTURA CHE SI AGGIUNGE AL LATTE NELLA CALDAIA DA FORMAGGIO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
CONTENITORE, GROSSO, PER LA CASEIFICAZIONE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
CONTENITORE PER CONSERVARE IL LIQUAME, IN LEGNO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
CORPO DI PROFESSIONISTI CHE SI OCCUPANO DEL SALVATAGGIO DI PERSONE IN PERICOLO IN ZONE MONTUOSE, SOPRATTUTTO SCIATORI E ROCCIATORI. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
crama (vor) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
È interessante fare alcune considerazioni sullo sviluppo della parola negli affini francesi: nel francese antico è attestata, come prevedibile, la forma craime , 'crema del latte'; A partire dal XIII secolo, però, si registra in francese medio la forma cresme, indicante 'la parte più spessa del latte che viene a galla quando lo si lascia riposare per poi fare il burro' (si veda FEW 2, 1271.1274, s.v. crama. È qui necessario soffermarsi sulla s apparsa in questa forma, di cui un'odierna manifestazione è offerta dalla ê presente nell'ortografia standard del francese contemporaneo (crême); per spiegarne la presenza, bisogna infatti fare riferimento all'incrocio-interferenza con la parola ecclesiastica chrisma 'unzione', dal greco χρῖσμα.
Nel francese moderno si stabilì la forma crème, da cui fu presa in prestito la parola crema in italiano (si veda il DELI 1: 295).
Il tipo di base crama fu, invece, tramandato soprattutto nella lingua piemontese, nel lombardo e nel retoromanzo, sebbene vi sia stata una sostituzione data dalla sonorizzazione del suono iniziale cr- in gr-, un po' come accaduto nel sursilvano groma e nel romancio dell'Engadina gramma (cfr. HWdR, 381).
Il tipo lessicale tedesco Rahm è anch'esso da ricondurre al tipo di base crama; sulla base dei contatti linguistici in area alpina è possibile proporre una nuova forma di derivazione. Il Kluge 2011, s.v. Rahm offre una ricostruzione della storia della parola, da un punto di vista indoeuropeo:
"Rahm s, m 'panna', tedesco standard (XI sec.), alto-tedesco medio roum, basso-tedesco medio rōm(e). Dal germanico occidentale *rauma- m. ‛panna’, si ottenne anche rēam in inglese antico; si nota l'apofonia, infine, nel nordico antico rjúmi.
Assumendo che si parta da *raugma-, allora il termine in lingua avestica raoγna- n., sarà comparabile con raoγniiā- f. 'burro'. Altra origine incerta.
La forma nel nuovo alto-tedesco si basa su una voce dialettale, nella quale il nesso vocalico ou dell'alto-tedesco medio si ridusse alla vocale ā. Nei luoghi in cui vi è una differenza semantica tra Rahm e Sahne, la parola si riferisce al concetto di 'panna acida'. Si vedano le derivazioni: entrahmen; abrahmen. Si rimanda, infine, al termine in nuovo nederlandese room." (Kluge 2011, Online v.s. Rahm 1)
In questo approccio, le relazioni dialettali non vengono prese in considerazione; tuttavia, è da tenere in conto il fatto che nella regione alpina romanza sono ampiamente diffusi il tipo francese crème e quello italiano crema (nello specifico a Sud del confine linguistico germanico-romanzo) (cf. cartina crama.
I corrispondenti tipi fonetici con le varianti vocaliche tonali [æ], [e], [o] e [a] rimandano comprensibilmente alla forma di partenza comune [a], l'innalzamento della /a/ tonica a [e], o anche in [æ] in sillaba aperta o l'arrotondamento di /a/ ad [o] prima delle labiali passa totalmente inosservato. Risulta così il tipo di base crama, di origine gallica, cioè celtica (si confronti FEW 2, 1271-1274, s.v. crama); questo termine è inoltre attestato in Venazio Fortunato (*540-600/610), il quale nacque a Valdobbiadene (area alpina sud-orientale, a Nord di Treviso).
Ora, sarebbe poco plausibile spiegare l'area in comune dei tipi tra loro sinonimi del tedesco Rahm e del romanzo crama come una fortuita coincidenza. Piuttosto, si dovrebbe ricollegare il tipo di base tedesco a quello gallo-romanzo.
La riduzione del suono latino-romanzo ad inizio di parola da [kr-] al tedesco [r-] è un fenomeno riconducibile al fatto che "la h- che precede consonante in lingua tedesca scomparve nel IX secolo" (FEW 16, 249, s.v. *hrokk), così come dimostrato dalle innumerevoli attestazioni di altre forme analoghe. È fuor di dubbio che, nei primi tempi di contatto linguistico tra germanico e lingua romanza, la variante [hr-] esistesse ancora: il francese froc 'saio', infatti, non è da ricollegare all'antico alto-tedesco roc, bensì a hroc, con una sostituzione della laringale da parte della fricativa labiodentale. Il Kluge aggiunge in proposito:
"Rock[.] sostantivo, maschile, tedesco standard (IX secolo), medio alto-tedesco roc, rok, alto-tedesco antico (h)roc, sassone antico rok [.] Da germanico occidentale *rukka- m. ‛Rock’, anche frisone antico rokk. Le forme non germaniche sono comparabili con l'irlandese antico rucht'tunica', gallese rhuchen 'cappotto'. Il resto è poco chiaro.
Esiste anche una variante con hr- come suono inziale in sassone antico hroc, frisone antico hrokk, il quale ha probabilmente portato, tramite la mediazione del francese, al formarsi di Frack (cfr. Kluge 2011, online, s.v. Frack)]]. Si veda anche nuovo nederlandese rok." (Kluge 2011, online, s.v. Rock).
Allo stesso modo è possibile spiegare la coesistenza del termine inglese horse e del tedesco Ross, germanico *hrussa (cfr. Kluge 2011, s.v. Ross) e il tedesco röcheln accanto al nuovo islandese hrygla 'sonagli in gola', lettone kraũkât 'tossire, sputare il catarro' dall'indogermanico *kruk- 'russare', 'rantolare', 'grugnire' (si veda Kluge 2011, s.v. röcheln e simili).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli | Beatrice Colcuc)
*crassia (lat) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
In area alpina si riscontrano sporadiche denominazioni della PANNA, intesa come 'parte grassa del latte', provenienti da questo tipo di base.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
crŭsta (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
Eimer (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Oltre che nelle attestazioni in lingua tedesca, è possibile trovare dei cognati linguistici del tipo anche nei dialetti slavi, con il significato principale di 'Eimer' ('secchio'); si vedano, ad esempio, i termini ajmar o ajmarelj, ejmpar, jempa, lambar e lempa (cfr. Karte Eimer). Nell'intera regione alpina orientale sono diffusi diversi esempi di parentela linguistica del tipo, soprattutto nei dialetti sloveni sotto forma di prestito linguistico. È proprio la realizzazione fonetica di /empar/ – la cui presenza si rivela tramite le attestazioni presenti nello SLA – a dimostrare la mediazione del tipo attraverso il bavarese, dove con Empa si indica allo stesso modo il concetto di 'secchio'. I dizionari (cfr. DWB: s.v. Eimer; EWBD: s.v. Eimer) rivedono nell'alto-tedesco antico eimbar (cfr. AWB: s.v. Eimer) una derivazione dal termine latino amphora, a sua volta preso in prestito dal greco amphoreús (cfr. Kluge: s.v. Eimer).
(auct. Markus Kunzmann)
*excŏcta (lat) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Le forme tedesche del tipo di base, così come anche lo sloveno skuta, rappresentano in senso prototipico parole appartenenti al substrato romanzo nel campo della lavorazione del latte in area alpina. Approcci obsoleti, i quali cercavano una derivazione dall'alto-tedesco antico scotto nel tedesco schottlen/schütt(l)en con conseguenti prestiti nelle lingue romanze, sono qui da escludere, in quanto forme come il lombardo scoččia [skotʃa] possono essere ricollegate solo all'etimo *excocta e non all'alto-tedesco antico scotto. Ѐ chiaro, dunque, che bisogna procedere al contrario nel ricostruire la storia del prestito, collegando il termine in lingua alto-tedesca alla lingua romanza (si confronti, in questo senso, Idiotikon VIII, 1563, s.v. Schotten e anche EWD, II, 200).
Si noti, tuttavia, la coesistenza di due tipi fonetici in ladino:
(a) il primo con [ʃk-] in posizione iniziale (si confronti [ʃkota] attestato a Livinallongo del Col di Lana), così come anche in friulano;
(b) il secondo con [tʃ-] in posizione iniziale (si confronti [tʃot(e)] attestato nel resto della Sella-Ladinia).
Ѐ possibile che quest'ultimo sia un prestito di ritorno dal bavarese del Südtirol (si veda EWD II, 199-200).
Il tipo di base è degno di nota a livello semantico, in quanto ci fornisce un esempio caratteristico di polisemia metonimica: esso, infatti, si riferisce ai diversi prodotti ottenuti tramite la coagulazione del latte (o del siero del latte) mediante riscaldamento e bollitura prolungata (lat. EXCOQUERE), vale a dire la massa del formaggio, i liquidi estratti, così come anche la ricotta e le parti proteiche (sull'argomento cfr. VALTS IV, 204).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
exsūctus (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Per il progetto di VerbaAlpina sono significative alcune attestazioni rilevate in Friuli, indicanti il concetto di FORMAGGIO.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
FAVA, GIOVANE, VERDE, DA MANGIARE INTERA, CON I SEMI - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
FENOMENO DI VARIAZIONI ATMOSFERICHE GENERALIZZATE E A LIVELLO MONDIALE, NATURALI O A CAUSA DELLA PRESENZA DELL'UOMO. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
FIENILE SITUATO SUL PRATO DELLA MONTAGNA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
FORMA DI TURISMO CHE PREVEDE UN BASSO IMPATTO SULL'AMBIENTE, IN PARTICOLARE IN AREE PROTETTE E DALL'ALTO INTERESSE NATURALISTICO. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
FORMAGGIO - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
formaticu(m) (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Beatrice Colcuc)
fràima (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Questo tipo morfo-lessicale appartiene al tipo di base lat. frigĭdus ('freddo') (FEW 3, 797).
(auct. Beatrice Colcuc – trad. Beatrice Colcuc)
Gaden (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Il termine è attestato in antico alto-tedesco come gadum o gadem, in forma neutra. Attraverso una parola dal significato di 'abbandonare' o 'lasciare vuoto' si aggiunse una relazione con parole di altre lingue indoeuropee del germanico *ǵhə-t-mo- per 'stanza libera, stanza vuota' (cfr. Kluge 2011, online s.v. Gaden). Gaden o Gadem veniva percepito come termine obsoleto già nel XIX secolo, secondo le attestazioni riportate nel dizionario dei Grimm. Il termine era allora ancora presente sia come neutro che come maschile (si veda DWB s.v. Gadem).
(auct. Markus Kunzmann – trad. Alessia Brancatelli | Beatrice Colcuc)
GAMBI E FOGLIE DEI CEREALI, TREBBIATI, SECCHI - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
Geiß (gem) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Gepse (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Marina Pantele – trad. Ester Radi)
gumьno (sla) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
Hacke (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Secondo Kluge Hacke è una creazione strumentale dal verbo hacken (cfr. Kluge s.v. Hacke). Il tipo si limita alle lingue germaniche occidentali (ata. hackōn, atm. hakken, mhd./mnl. hacken, nl. hakken, aengl. -haccian, eng. to hack) (cfr. DWDS s.v. hacken). Hacke con significato di PARTE POSTERIORE DEL PIEDE manca sia nel tedesco meridionale che nel medio alto-tedesco, probabilmente a causa della parola Ferse che viene usata in cambio.
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
hiša (sla) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
hûs (goh) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld)
hutta (goh) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann)
IMMAGINE, VIDEO, TESTO ECC., TIPICAMENTE IRRIVERENTE, CHE VIENE COPIATO E SI DIFFONDE RAPIDAMENTE FRA GLI UTENTI DI INTERNET, SPESSO CON ALCUNE VARIAZIONI. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
IMPIANTO DI RISALITA A FUNE ADIBITO AL TRAINO DEGLI SCIATORI SUGLI IMPIANTI SCIISTICI. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
INFORMAZIONI, CONTENUTE IN UN BLOG/VIDEO/VLOG/POST ETC. ESEMPIO: "Chiara Ferragni ha fatto dei suoi... un'industria milionaria" - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
INSTALLAZIONE VOLTA AL RICAVO DI ENERGIA. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
iŭncus (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
Jauche (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Marina Pantele – trad. Ester Radi)
Kessel (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Il nhd. Kessel riporta al diminutivo dal lat. catinus (cfr. Georges s.v. catīllus), cioè catīllus. Il prestito dal latino deve essere stato precoce, dal momento che già nel gotico per un contenitore di metallo viene usato katil(s) (cfr. Wulfila, Mk 7, 4) come anche in tante altre lingue germaniche (cfr. DWB s.v. Kessel; DWDS s.v. Kessel; Kluge s.v. Kessel).
(auct. Markus Kunzmann – trad. Beatrice Colcuc | Ester Radi)
kotel (sla) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
koza (sla) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
koza (sla) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
Kreister (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
È ipotizzabile una derivazione da lat. crista, che significa principalmente 'cresta del gallo'. L'etimologia, che da prima sembra essere opaca, acquista colore se si considera, che da essa derivano anche parole con il significato di 'panna' o 'cresta di montagna' (cfr. ita. cresta, fra. crète) e che potrebbero essere spiegate dalla componente semantica 'in cima'. Nelle semplici abitazioni alpine, i cofani in cui venivano conservati gli attrezzi venivano spesso utilizzati come dispositivi per dormire.

(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
Kübel (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Testimonianze di Kübel in alto-tedesco antico sono attestate a partire dal X secolo nella forma kubilo (cfr. AWB: s.v. kubilo).
Specie nelle aree di produzione vinicola a sud delle Alpi, con il latino cūpa si designava un grande recipiente in legno. Dal Norditalia il termine giunse successivamente nell'area alto-tedesca e fu probabilmente preso in prestito tramite il provenzale antico *cubel, 'piccolo tino' (cfr. EWBD: s.v. Kübel), il quale non è attestato in questa forma, ma si presenta in derivazioni come cubelot o come cubellus in latino medio (si veda FEW 2, 1550 s.v. cūpa); ad esso si riallaccia anche il latino cūpella 'recipiente per bere, efa', indicato come etimo dal Kluge (cfr. Kluge: s.v. Kübel). Parole derivate da Kübel sono diffuse nell'intera area alpina orientale (cfr. Karte Kübel).
(auct. Thomas Krefeld | Markus Kunzmann – trad. Alessia Brancatelli)
Kuh (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
lacciata (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Beatrice Colcuc – trad. Beatrice Colcuc)
lăcte(m) (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
In alcune zone delle Alpi, come in Svizzera e nella regione storica della Savoia, in rifermento al concetto di ''latte'' si utilizzano parole provenienti dal latino *lacticellum , ovvero il diminutivo del termine lăcte(m) (si veda a tal proposito FEW 5: 114). È da qui che fu ad esempio preso in prestito il termine italiano latticèllo (si veda DELI 3: 655).
Anche alcune denominazioni del concetto di SIERO DEL LATTE derivano dal tipo di base. Da un lato vi sono derivazioni tramite il suffisso -ata, le quali, però, si riferiscono a nomi collettivi; dall'altro si trovano spesso dei diminutivi del tipo di base, i quali comunque sottintendono l'idea che il siero ottenuto dalla lavorazione del formaggio non sia, in effetti, normale latte da bere. In francese, ad esempio, l'espressione petit-lait si riferisce al concetto di SIERO DEL LATTE. Tradotto alla lettera significherebbe 'piccolo latte', ma proprio attraverso l'anteposizione dell'aggettivo petit 'piccolo', quest'espressione assume il valore di diminutivo (si veda FEW 5: 114).
(auct. Myriam Abenthum | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
lonьcь (sla) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
LUOGO ATTREZZATO ALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI, ANCHE INGOMBRANTI E NON SMALTIBILI NEL NORMALE SISTEMA DI RACCOLTA. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
magiostra (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Beatrice Colcuc)
Mahd (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
melkan (goh) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld)
MEZZO CINGOLATO PER MUOVERE SULLA NEVE, USATO SPESSO PER LA PREPARAZIONE DELLE PISTE DA SCI. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
MEZZO DI TRASPORTO A TRAZIONE MECCANICA PER MUOVERSI SULLA NEVE, CON DUE SCI SULLA PARTE ANTERIORE DEL MEZZO E CINGOLATO SULLA PARTE POSTERIORE. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
Mist (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Marina Pantele – trad. Ester Radi)
muaglia (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Poiché muaglia non si riferisce solo all'individuo, ma anche al collettivo e neanche solo alla *MUCCA*MANDRIA, è impossibile associare il tipo con il lat. mulgēre, MUNGERE. Piuttosto, è stato stabilito un collegamento dal lat. mōbilia (n. Pl.) (FEW6, 3: 1 s.v. mobilis]) che sembra più probabile. Il termine si riferisce quindi alla mobilità del bestiame e deve essere inteso come un complemento ai beni immobili. Anche la parola muvel (m.) (roa.) che riscontriamo nella Bassa Engadina, si riferisce al BESTIAME, e per di più viene associata al latino mōbilis (FEW loc. cit.).
(auct. Stephan Lücke – trad. Ester Radi)
Mugg (gem) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Stephan Lücke – trad. Beatrice Colcuc | Ester Radi)
mŭlgēre (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Una connessione con Malga sarebbe molto plausibile dal punto di vista semantico; a causa dell'altra vocale tonica, però, risulterebbe foneticamente problematica.
Il termine tedesco melken sarebbe, secondo il Kluge (614), da ricondurre all'indoeuropeo *melǵ- 'mungere' – così come anche il latino 'mulgere' e il greco 'ἀμέλγειν'.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
muvel (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Stephan Lücke – trad. Ester Radi)
*nīta (vor) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
L'ipotesi di un prestito dalla lingua romanza a quella tedesca appare poco plausibile; è più facile ipotizzare, piuttosto, la possibile presenza della forma pre-latina *nīta (si veda a tal proposito Jud 1924: 201-203).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
Odel (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Marina Pantele – trad. Ester Radi)
OGGETTO O FENOMENO NATURALE, DALLA FORMA ALLUNGATA, APPUNTITO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
PANNA - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
pannus (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
È comprensibile lo sviluppo del termine nell'accezione di 'pelle, strato che si forma sulla superficie di un liquido quando esso si raffredda o quando viene lasciato asciugare all'aria'. Così si spiegano anche il termine l'italiano panna ed il friulano pane 'panna', poiché la panna affiora sul latte a formare una sorta di ''coperta'', se la si lascia riposare (cfr. DELI 4: 871, Treccani s.v. panna e la derivazione del verbo pannare 'fare la panna'). Un'altra metafora analogamente motivabile è quella di tēla.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
PARTE DEL FINIMENTO, IN CUOIO, PASSA SOTTO LA CODA DEL CAVALLO, IMPEDISCE AL PALO DI SALIRE SUL GARRESE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
pellīcia (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Nell'area di studio di VerbaAlpina, gli eredi della parola di base latina hanno sporadicamente mantenuto il significato di 'panna' (cfr. pĕllis).
È da notare che le forme tedesco-alemanne presentano il genere al maschile senza alcuna eccezione, mentre, invece, il termine romanzo pleʧɑ 'panna' (a Val Monastero, nel Canton Grigioni) presenta il genere femminile, e corrisponde, così, al francese pelisse e all'italiano pelliccia (si veda FEW, 8, 162-164, s.v. pĕllīceus).
Per quanto riguarda le forme tedesco-alemanne, sembra si tratti di sviluppi secondari di un prestito già adattato al genere del tipo tedesco Pelz (il quale, si intende, si rifà anch'esso al latino pĕllīceus; si veda Kluge, 692); non si tratterebbe dunque di resti delle locali lingue romanze di sostrato, che, visto il loro genere, dovrebbero corrispondere piuttosto alla forma al femminile pleʧɑ di cui sopra.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
PELLICINA SULLA SUPERFICIE DEL LATTE, FORMATASI DURANTE IL RAFFREDDAMENTO DOPO LA BOLLITURA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
pĕllis (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
PICCOLA AZIENDA PER LA LAVORAZIONE DEL LATTE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
piéria (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Si tratta dei seguenti punti:
- 305 (San Vigilio di Marebbe): la pyéyura\t
- 313 (Penía): ampyéria, ampiéries\t
- 314 (Colfosco): ls pírias (Pl.)\t
- 315 (Arabba): la pyéria\t
Kramer EWD conferma le attestazioni riportate dall'AIS e indica al contempo, elencandole per data, ulteriori espressioni presenti in diverse località ladine legate al tipo piéria.
Questo tipo morfo-lessicale è da ricondurre al tipo di base goh. peri/beri (cfr. EWD 5, 277-278), oggi attestato nel deu. Beere. Le forme ladine di fragola sono dunque da considerarsi come prestiti linguistici.
Nelle varietà ladine, tali forme si sono sviluppate essenzialmente attraverso due processi linguistici: da un lato attraverso un processo morofologico durante il quale al tipo di base è stato annesso un suffisso e, dall'altro lato, attraverso un processo fonologico che ha indotto la vocale tonica e a dittongare in ie. Per quanto concerne il primo processo, la suffissazione è avvenuta attraverso il suffisso -ICA> -ia (per le varietà badiotta e fodoma pīria), -ULA > -ora (marebbano pìriora) und -INA > ena (Piccolino pírghena (cfr. EWD 5, 277-278). Il processo di dittongazione è tipico delle varietà ladine. Per quanto riguarda le varietà fassane, al tipo di base è stato annesso il prefisso AMP- (cazét ampyéria) (cfr. EWD 5, 277-278).
Questo tipo morfo-lessicale non deve essere confuso con la denominazione alto-italiana per l'imbuto píria, impíria, inpíria oppure centro-italiana pétria, pítria, pítriola: nonostante le due forme piéria ('fragola') und píria ('imbuto') sembrino a prima vista simili, sono da ricondurre a due etimologie completamente diverse. Le differenti attestazioni dialettali di imbuto potrebbero essersi originate da lat. pletria (cfr. Ascoli 1877, 96).
(auct. Beatrice Colcuc – trad. Beatrice Colcuc)
pinguĕ(m) (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Il restringimento semantico dal significato di 'grasso' a quello di 'burro' si spiega a livello onomasiologico poiché nelle zone in cui per tradizione non si produceva l'olio – o per meglio dire, in cui questo non poteva essere prodotto – il BURRO valeva come GRASSO ALIMENTARE per antonomasia. L'olio non era, infatti, un elemento tipico della cucina di questi luoghi, mentre è ancora oggi assolutamente dominante nella tradizione culinaria del Centro Italia e del Meridione (cfr. Scheuermeier 1943: 28).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
*pinguia (lat) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)

Alcune denominazioni presentano una tale somiglianza fonetica nella radice per cui è quasi impossibile mettere in discussione una loro appartenenza comune:
- (1) il romanzo pigna, con diverse varianti della vocale tonica [ɪ, e, ɛ, a] e simili;
- (2) lo slavo pinja, evidente prestito romanzo, in quanto la sua area di espansione si ricollega a quella di (1);
- (3) il romanzo pinacc, come (1) ma in forma suffissata;
- (4) il romanzo panaglia (con varianti della vocale iniziale, qui non tonica, che corrispondono a quelle menzionate al punto (1)); per questo tipo dominano le varianti con la vocale [a] non tonica nella radice
- (5) anche il tipo pignatta 'pentola' (valido anche in italiano standard) è riconducibile al punto (1) insieme alla sua variante dialettale spesso al maschile (si veda AIS 973). Esso è spesso attestato nell'area di ricerca di VerbaAlpina con il significato di 'pentola in terracotta' (si confronti AIS 955); eppure, al di fuori del territorio analizzato dal progetto – nello specifico in Emilia Romagna – con questo termine ci si riferisce espressamente ad una pentola nella quale si creano piccoli pezzetti di burro, sbattendoli con un cucchiaio di legno o con altro (si veda qui AIS 1206, i punti 427, 453, 455).
- latte di pigna (lett. 'latte della zangola', proveniente dalla zangola), dunque LATTICELLO.
In ogni caso, il suggerito rimando di pignatta al termine pigna (dal lat. *pīnea[m]) ''per la somiglianza di forma delle più antiche pignatte con una pigna" (link) convince poco dal punto di vista semantico, sebbene la forma conica di alcune pentole in terracotta e bronzo possano effettivamente ricordare la forma delle pigne (si confronti DELI).
Un indizio reale e decisivo per la ricostruzione della storia della parola si trova nel sopramenzionato atlante linguistico AIS – Carta 955, LA PENTOLA (PIGNATTA) DI TERRACOTTA: in questa carta è presente anche una lista delle denominazioni del concetto di PENTOLA IN BRONZO (AIS 955_2), spesso riportate in un secondo momento in area alpina, poiché esse si riferiscono ad un materiale totalmente diverso per la produzione delle pentole da cucina, ovvero alla Steatite, anche detta pietra ollare, laveggio, in tedesco Lavetz(stein) (cfr. le carte AIS 963 Komm. LA MARMITTA, AIS 970 IL VASO PER LO STRUTTO).
Questo materiale versatile e relativamente facile da usare grazie alla sua bassa durezza, estratto principalmente sulle montagne del Ticino e della Lombardia, era valido anche per la produzione di altri oggetti, ad esempio per la realizzazione di forni chiamati sia pegna (in Engadinia) che pigna in romancio (HWdR, 571; LRC, 798; su pegna, pigna 'forni in steatite' si veda AIS 937, si veda il commento). I forni vengono peraltro modellati in ''forma pressappoco cubica'' (AIS 937, si veda il commento) e non hanno, dunque, la benché minima somiglianza con le pigne.
Si tratta, quindi, di un chiaro caso di polisemia metonimica, e non di omonimia: pigna 'forno' e pigna 'recipiente per la produzione del burro' prendono la loro denominazione dal materiale che li costituisce, la steatite.
Non è, tuttavia, necessario pensare ad un etimo preromanzo come suggerito da Alexi Decurtins nel LRC, 798 in relazione al termine romancio pegna o pigna 'forno'; andrebbe, invece, presa in considerazione l'etimologia proposta da G. B. Pellegrini *pinguia (al latino pĭnguis 'grasso') – dalla forma ellittica pinguia(m) (ollam) ma non nel senso di 'recipiente (= lat. olla) per il grasso' ("recipiente particolare per conservare il grasso, fosse esso strutto, sugna, o burro cotto, oppure un arnese elementare per fare il burro" ([1976, pag. 171 cit. DELI 928]), bensì con il significato di minerale o roccia simile in termini di aspetto e consistenza adiposa (si confronti il termine tedesco Speckstein 'steatite', motivabile in modo analogo). Come tipo di base per (1)-(5) si propone, dunque, il latino *pinguia (petra) 'Steatite'.
Le molte forme aventi le vocali [ɐ, a] nella radice dimostrano una forte influenza (dal punto di vista onomasiologico ovvia) data da panna, da distinguere etimologicamente.
Non appartengono a questo tipo invece:
(6) il lombardo pench e il romancio paintg 'burro',
i quali possono essere meglio ricondotti a pĭnguis 'grasso' (HdR).
Per quanto riguarda il termine romancio:
(7) penn 'LATTICELLO', si potrebbe trattare di una retroformazione dalla parola pigna 'zangola', nella quale il latticello viene, difatti, prodotto.
Il seguente schema mostra sia la famiglia lessicale (freccia verde) che i significati attestati (freccia rossa).

Per quanto riguarda la motivazione metonimica della polisemia, è possibile asserire che ci sia un'assegnazione di significato dalla naturale materia prima agli artefatti da essa derivati (anche di crescente complessità, da semplici recipienti > congegni meccanici), e che questo interessi poi anche le funzioni connesse al processo di produzione.
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli | Christina Mutter)
*pinia (xxx) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
pischada (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld)
*pisiāre (lat) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
La variante in latino volgare è riportata nei dizionari REW (6518, s.v. *pinsiare) e FEW (8, 539-41 s.v. *pīnsiare), sebbene non sia del tutto chiaro perché sia presente il nesso ns in entrambe le ricostruzioni: è noto, infatti, che la nasale presente prima della s scomparve molto presto, tanto che questo fenomeno non si presenta in alcuna forma romanza.
Secondo il EWD (5, 296), il termine veniva usato in ambito gastronomico e agricolo. Nel cantone dei Grigioni il concetto di 156 è reso tramite la parola pischada, ottenuta dal participio della variante alla forma al femminile, molto utilizzato nella formazione delle parole (cfr. il francese -ée, l'italiano -ata). A livello onomasiologico è facile spiegare il perché del restringimento semantico del termine: si era, infatti, soliti produrre il BURRO sbattendo (lett. ''pestando'') la panna in una zangola (si veda a tal proposito Frehner 1919: 103).
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
POSTO IN CUI IL LATTE VIENE RACCOLTO PER UN ULTERIORE TRATTAMENTO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
PRATO, CONCIMATO, RICCO DI SOSTANZE NUTRITIVE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
PRIMAVERA - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
PRODOTTO, SOLIDO, DOPO IL RISCALDAMENTO E LA COAGULAZIONE DEL LATTE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
*puína (* = Ricostruito) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Tuttavia, il REW ritiene che questo punto di partenza sia da ''escludere concettualmente'' (s.v. pūpa) e ipotizza, invece, una possibile origine pre-romanza. È questa, quindi, la proposta generalmente accolta dagli studiosi (si vedano HWdR, 624 e EWD 5, 417).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
Quark (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
RACCOLTA DI ERBA - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann – trad. Beatrice Colcuc | Ester Radi)
RECIPIENTE, GRANDE, NEL QUALE VIENE RISCALDATO IL LATTE E AGGIUNTA LA SOSTANZA PER LA COAGULAZIONE, DI METALLO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
Retzel (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
RICOTTA - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
La ricotta può essere consumata fresca ma è anche possibile conservarla attraverso un processo di essiccazione e di affumicatura.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
(v. Wikidata Q14776091)
Schmalz (gem) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Schmalz viene anche preso in prestito nelle aree retoromanze con il significato di 'burro'; si confronti il prestito ladino smàlz (EWD VI: 273-274; Blad s.v. smauz).
Questo tipo dimostra molto bene la necessità di distinguere tra l'etimo più lontano (la linguistica italiana parla di etimologia remota; cfr. Schweickard 2010) e il tipo base delle forme trattate da VerbaAlpina. Naturalmente, il tedesco Schmalz appartiene al verbo schmelzen, come spiega Kluge:
"Sn std. (IX secolo), mhd. smalz, ahd. smalz, mndd. smalt, smolt, mndl. smout.
Come ‛grasso lasciato fuori' da sciogliere. Verbo: schmalzen; aggettivo: schmalzig" (Kluge).
Tuttavia, il sostantivo sembra essere documentato esclusivamente in olandese e tedesco; inoltre, tutte le forme registrate nel materiale VA devono essere ricondotte proprio a questo sostantivo. Sarebbe quindi fuorviante nel contesto di VerbaAlpina utilizzare come tipo di base un ceppo verbale indoeuropeo ricostruito come *smelt-a.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli | Beatrice Colcuc)
Schupf (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Il termine gotico skuft, indicante la 'capigliatura', è la prima attestazione conosciuta del tipo (si veda il Kluge 2011, online Schopf), cfr. il tedesco Schopf 'ciuffo'. Con il tempo esso subì un ampliamento semantico tale per il quale esso arrivò ad indicare dei 'fasci raccolti in un mucchio, fieno' (cfr. Kluge 2011, Schober), prima che avvenisse lo slittamento semantico verso la piccola struttura in cui la raccolta viene messa ad asciugare e successivamente stipata.
La parola esiste con un significato simile anche in altre lingue germaniche, come ad esempio nei termini in inglese antico scoppa (cfr. Köbler 2014b, scoppa) e scypen, così come anche nelle forme dialettali inglese shippen 'stalla', e shop (cfr. DWB,Schuppen).
Pare che nell'area alpina solo la lingua slovena abbia preso in prestito questo tipo di parola per la designazione di 'granaio, fienile' (si veda la mappa).
(auct. Markus Kunzmann – trad. Alessia Brancatelli)
seracium (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Questo tipo di base definisce il concetto di 'ricotta' e risale ad una derivazione tardo latina del termine sěrum 'siero' accompagnato dal suffisso -aceus, derivazione che può essere collocata nell'Italia settentrionale, nella regione storica della Savoia e in Svizzera.
Il tipo di base si conserva soprattutto in lingua franco-provenzale e in occitano. Da *sēraceum si sviluppò il termine franco-provenzale seraz, il quale penetrò, a sua volta, nel francese risultando in sérac. Il francese mantiene la -c di *sēraceum nello scritto per questioni puramente grafiche. Il termine Rescherack 'ricotta salata' fu preso in prestito nella Svizzera tedesca dal francese parlato nella Svizzera occidentale (si veda FEW 11: 495; si confronti Id. VI: 1642; e ancora, TLFi: v.s. “sérac”).
(auct. Myriam Abenthum – trad. Alessia Brancatelli)
sidretg (roa) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
SIERO DEL LATTE - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
SIMBOLI, USATI COMUNEMENTE IN MESSAGGISTICA E SOCIAL MEDIA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
SIMBOLO DI PUNTEGGIATURA, COSTITUITO DA DUE SEGMENTI PARALLELI INCROCIATI, UTILIZZATO PREVALENTE IN INFORMATICA: #. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
*skūm (gem) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Questo tipo di base con il significato di 'schiuma' ha origini germaniche. La sua ampia diffusione indica il prestito dal germanico prima del periodo delle grandi migrazioni. Inizialmente il significato della parola indicava una sorta di pomata, la quale i romani acquistavano dai popoli germanici e che chiamavano spuma (si veda a tal proposito Marziale 8, 33, 19f. [ed. Loeb]: ''fortior et tortos servat vesica capillos / et mutat Latias spuma Batava comas'', ovvero ''più energica la vescica tiene a posto i capelli ritorti, e la schiuma batava tinge le chiome romane''; sul tema si confronti anche Plinio il Vecchio, NH 28, 191, il quale parla di sapo, 'sapone'). In Plinio la parola è utilizzata anche in riferimento al butyrum, ovvero 'burro' (si veda a tal proposito il commento sul concetto di FORMAGGIO).
Sembra naturale vedere la parola germanica come una traduzione del prestito latino spuma; attraverso il contatto con l'espressione latina, infatti, il termine germanico *skūm divenne skuma, prendendo il genere femminile. Da qui, il prestito in francese écume e quello in italiano schiuma.
Il termine escume in francese antico ed in francese medio è riportato per tutto il XII secolo con il significato generale di 'schiuma che si forma sui liquidi se scossi, riscaldati o lasciati fermentare' (cfr. FEW 17, 137-140 s.v. *skūm). Il significato specifico di 'panna' sembra essere tipico dell'area alpina.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
skuta (sla) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
*smelt-a- (gem) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
È chiaro che il termine Schmalz 'strutto' sia correlato al verbo schmelzen 'fondere, sciogliere', come spiega il Kluge:
„Sostantivo neutro, standard (IX secolo), alto-tedesco medio smalz, alto-tedesco antico smalz, basso-tedesco medio smalt, smolt, olandese medio smout. Da 'grasso sciolto' a schmelzen 'fondere, sciogliere'. Verbo: schmalzen 'condire con strutto'; Aggettivo: schmalzig, 'grasso, unto, untuoso – sdolcinato'„ (Kluge); ciò che risulta, però, è che il sostantivo sembra essere attestato esclusivamente in olandese e in tedesco, e che tutte le forme comprese nello studio di VerbaAlpina sono da ricondurre proprio a questo sostantivo. Sarebbe, dunque, fuorviante citare come tipo di base una ricostruzione di una radice verbale indogermanica.
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
SOSTANZA, PER LA COAGULAZIONE - Concetto (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
In area alpina il latte prodotto è in genere di mucca, di pecora o di capra, sebbene sia giusto specificare che ogni tipo di latte mammifero, in realtà, potrebbe essere soggetto a coagulazione, ed essere, di conseguenza, anch'esso lavorato al fine di produrre il formaggio.
Le sostanze utilizzate come coagulanti vengono spesso prelevate dallo stomaco di bovini o caprini ancora lattanti, come ad esempio vitelli, agnelli e capretti. Nello specifico, dallo stomaco del vitello si preleva il cosiddetto ''caglio'', la cui componente coagulante attiva si chiama chimosina. Anche altri tipi di sostanze non necessariamente di origine animale possono essere utilizzati per la coagulazione, come ad esempio gli acidi (acido citrico, acido acetico, ecc.). Si può persino ottenere lo stesso risultato mescolando il latte con un rametto di fico: all'interno del proprio lattice, infatti, la pianta di fico contiene la ficina, enzima dalle notorie proprietà coagulanti.
Questi non sono certo metodi di recente scoperta. Essi sono infatti conosciuti sin dall'antichità, così come testimoniato più volte da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia (es. NH 23, 63 ed. Loeb: Fici sucus lacteus aceti naturam habet, itaque coaguli modo lac contrahit – ''Il succo latteo del fico ha la natura dell'aceto, e così come il caglio fa coagulare il latte''; NH 23, 64, ed. Loeb: Caprificus etiamnum multo efficacior fico; surculo quoque eius lacte coagulatur in caseum. – ''Il fico selvatico è ancora più efficace di quello domestico; un suo ramo, messo nel latte, lo fa coagulare'').
Nel XIX secolo in Spagna si era soliti far coagulare il latte mescolandolo con piccoli rami di fico (si veda P. Ascherson / P. Graebner, Synopsis der mitteleuropäischen Flora, IV tomo, Lipzia 1908-13, pag. 593: "Der Milchsaft der Feige enthält ein Enzym, welches ähnlich dem von Carica papaya Proteinsubstanzen löst, vergl. Bouchu Journal de pharm. II. 1880. 164. Er wurde schon im Alterthum und wird noch heute in Spanien nach Wolffenstein bei Wittmack (Sitzb. d. Bot. Ver. d. Prov. Brandenb. XX [1878] 31) zum Gerinnen der Milch bei der Käsebereitung wie Lab benutzt" – ''Il latte di fico contiene un enzima simile alle sostanze proteiche contenute nella Carica papaya, si confronti il Bouchu Journal de pharm. II. 1880. 164. Era utilizzato già nel mondo antico ed è tuttora impiegato come caglio in Spagna per la coagulazione del latte volta alla produzione di formaggio (Sitzb. d. Bot. Ver. d. Prov. Brandenb. XX [1878] 31)").
(auct. Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
*sponga (* = Ricostruito) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
In Italia la parola si diffuse da Sud a Nord sulla costa orientale, e nella Pianura Padana sostituì il latino spongia; riuscì ad espandersi anche sulla costa occidentale verso il Nord, ma non fu in grado di prendere il posto del termine toscano spugna.
La diffusione di *sponga interessò tutto il territorio gallo-romanzo, a spese di spŏngia. Si suppone che Marsiglia sia stato il centro di propagazione del termine, in quanto principale luogo di scambio mercantile: la parola vi giunse attraverso il commercio di spugne dalla Grecia (cfr. FEW 12, 207-209 s.v. spongia).
Il ladino delle Dolomiti prese in prestito il vocabolo *sponga dal Veneto o dal Trentino (si confronti EWD VI: 395).
In Friuli il termine si riferisce metaforicamente al concetto di BURRO (si veda AIS 1207, 1208; si confronti ASLEF 3397); ciò si spiega facilmente se si pensa a quanto quest'ultimo ricordi sia per colore che per forma la spugna naturale.
Agitando il burro, il grasso si separa dal latticello sotto forma di agglomerati delle dimensioni di un chicco di mais circa. Una volta ultimato il processo di scolo del latticello, i piccoli agglomerati vengono lavati e infine impastati affinché il liquido rimanente venga espulso (si veda Mohr 1937: 379-380).
(auct. Myriam Abenthum – trad. Alessia Brancatelli)
SPORT, SALITA DI UNA PARETE ROCCIOSA (NATURALE O ARTIFICIALE) - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
srasa (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
STRUTTURA DI DIFESA MONTANA CONTRO CEDIMENTI DI AMMASSI NEVOSI. - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
Suckel (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Marina Pantele – trad. Ester Radi)
tēla (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Oltre al significato originario di cui sopra, la parola tēla sviluppò un'accezione più specifica in riferimento al concetto di 'pelle, involucro'. Sulla mappa di tela è possibile vedere in dettaglio le derivazioni metaforiche del concetto di 'pelle sul latte, panna', già menzionate nel EWD I: 338; è possibile trovarle anche altrove, come ad esempio nel provenzale antico teleta 'peau qui se forme sur le lait cuit' (''pelle che si forma sul latte cotto'') o in macedorumeno teară 'pelle sul latte' (cfr. FEW s.v. tēla 13/1: 158-162 e REW 8620 s.v. tēla).
Quella di *nīta è una metafora motivabile in modo analogo.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
Tenne (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Marina Pantele – trad. Ester Radi)
*toma (vor) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
tomme / toma (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)

La denominazione
scn. tuma è arrivata con i coloni gallo-italici sulla scia della conquista normanna. Tale termine denotava il formaggio cremoso non formato, mentre scn. formaggiu indicava esclusivamente il formaggio a forma, più precisamente si riferiva alla massa casearia pressata nei contenitori sagomati di diverso grado di maturazione:
"tuma GA ['tuma], GE → etn., AL → etn., CA → etn., IS. → etn., PO → etn. ['tuma],['tumwa] f. prodotto caseoso che si ottiene rompendo la cagliata. 2. formaggio fresco non sottoposto a sterilizzazione nella scotta. 3. formaggio fresco, immerso direttamente nella scotta senza essere pressato nelle fiscelle.
Rotta la cagliata (→ quagghiata) nella → tina, la massa caseosa che precipita sul fondo e che viene raccolta (→ accampari, → arricampari) e sistemata a scolare nel → tavulìeri è ormai detta tuma. La tuma, poi, facoltativamente tagliata a cubetti, viene sistemata in fiscelle (→ ntumari, → ntumalora) perché possa scolare ulteriormente. Tuma è, inoltre, chiamato il formaggio che non viene sottoposta a sterilizzazione nella scotta (cfr. GE) e che generalmente viene consumato subito [...]
Etn[otesto]. GE [a Geraci; TK] a tuma un ci â d'èssiri misa nâ → vasceɖɖa, si ssi parra di tuma.
Trad. «la 'tuma' non va messa [raccolta] nelle fiscelle, se parliamo della 'tuma' ». [...]
Etn. IS [a Isnello, TK] a tuma jeni u prodottu che si ffa ppoi u → formàggiu
Trad. «La 'tuma' è il prodotto [la pasta caseosa] che [con cui] si fa il formaggio». [...]" (Sottile 2002, 168)
(auct. Thomas Krefeld – trad. Beatrice Colcuc)
traire (roa) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
TRASFERIMENTO DEL BESTIAME DAI PASCOLI MONTANI A VALLE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
TRAVE PIÙ ALTA DELLA CAPRIATA, ORIZZONTALE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
*tsigros/tsigronos (gal) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
"Zieger. S.m. 'quark' per. wobd. (Cinquecento), mhd. ziger, spahd. ziger. Un vernacolo alpino. Derivazione non chiara."
Hubschmied 1936 1936, 93-95 ha considerato più a fondo l'etimo gallico *tsigros ossia *tsigronos 'secondo riscaldamento'; la seconda forma è necessaria per spiegare il tipo morfo-lessicale romancio con suffiso accentato (Tschagrun). Ormai la datazione offerta dal Kluge è sorpassata, perché la parola è stata documentata più volte nelle Consuetudines del monastero Hirsau alla fine del undicesimo e inizio dodicesimo secolo (cfr. Bulitta 2018, 203). L'inserzione di Hubschmied non subisce alcun affievolimento. Anche la restrizione per l'alemanno ("wobd") da parte del Kluge deve essere corretta per le attestazioni tirolesi sulla mappa di VA.
(auct. Thomas Krefeld – trad. Ester Radi)
ŭnctum (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum – trad. Alessia Brancatelli)
unguere (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
„Anke(n), (sostituito da Butter 'burro') Sm ‛Burro’ per. wobd. (VIII sec), mhd. anke , ahd. anko .
Sebbene la parola si sia conservata solo in tedesco, si deve presupporre che il termine g. *ankwōn m. ‛grasso, burro’ fosse il continuatore dell'ig. (weur.) *ongwen- ‛unguento, grasso, burro’ (con diversi livelli apofonici), si confrontino il l. unguen n. ‛grasso, unguento’, l'air. imb ‛burro’ (*ṇgwen-) per la radice verbale ig. *ongw- ‛ungere’ in ai. anákti, l. unguere ecc. Originariamente, quindi, ‛unguento, grasso lubrificante’.“ (Kluge 2011, 47)
Il rapporto ivi delineato è chiaro, ma la conclusione proposta è poco probabile e convincente, considerata la storia delle parole: Kluge tratta infatti il termine come un'isolata reliquia indogermanica, sebbene sia invece molto più ragionevole far risalire questo tipo sud-occidentale tedesco (alemanno) al latino o al romanzo (si veda unguere). Nelle aree di contatto romanzo strettamente adiacenti tra loro, la sopra menzionata base latina con la velare fu soppiantata dalla variante *ŭngĕre (REW 9069, s.v. unguere), fenomeno riconosciuto anche nel caso della palatalizzazione della g nel termine romancio (sursilvano) unscher, nel romancio dell'Engadina uondscher, nell'italiano ungere e ancora in altri casi (si veda HWdR, 971). Nell'odierno territorio francese sono però predominanti alcuni cognati del termine latino ŭnguĕre (cfr. FEW 14, 36f. s.v. unguere); tra questi, vi sono anche alcuni esempi dell'evidente rapporto semantico con la preparazione del latte, come ad esempio ogner 'dare il latte' (con cambiamento nel gruppo verbale) e ogna 'quantità di latte prodotta in una sola volta da una mucca'. Dal participio unctum, tra l'altro, proviene la designazione del concetto di BURROin friulano, largamente attestata nell'area di studio di VerbaAlpina di lingua romancia: ont, ladino onto, vonto (si confronti il rumeno unt).
Il prestito dal latino-romanzo qui proposto è sia giustificabile a livello fonetico che dal punto di vista semantico, basti pensare ai numerosi altri romanismi presenti in questo dominio onomasiologico. Per quanto riguarda, infine, la notevole espansione del tipo butyru(m), è evidente la presenza di un tipo più antico nelle designazioni derivate dalle varianti verbali ŭnguĕre, *ŭngĕre, il quale in un secondo momento ebbe alcune interferenze con butyru(m).
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
UTENSILE PER SPIANARE LE SUPERFICI, IN LEGNO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
vědro (sla) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
vigilia (lat) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
Ziege (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
I dati crowdcouring sono molto sorprendenti, alcuni dei quali indicano la forma bavarese Ziagn o Ziang. In questo caso, potrebbe raffigurare una debolezza nella raccolta indiretta e anonima dei dati vocali. L'ipotesi è che in questo caso sia stato usato un nuovo tipo di parola standard dell'alto tedesco moderno – dopo tutto, lo stimolo specifica 'ZIEGE' come termine – e che l'odierno monofongo sia stato dittongizzato, in modo del tutto analogo alla formazione Stiagn ossia Stiang a standard tedesco nhd. Stiege. Il fatto che questo dittongo non abbia basi dimostra che nel mhd. zige (cfr. Lexer: s.v. zige) si è verificato un cambiamento quantitativo dovuto al allungamento del nuovo alto tedesco in una sillaba a tono aperto e che questo cambiamento si è riflesso grafematicamente solo in seguito come <-ie-> in <Ziege>. Al contrario, nel tedesco medio-alto stiege (vgl. Lexer: s.v. stiege) aveva già un dittongo nella sillaba della radice, ma questo è diventato un monofongo nello standard nhd., il bavarese stesso non ha subito questo cambiamento, come per esempio in mhd. lieb vs. bair. liab 'lieb'.
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
zimbar (goh) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
"Zimmer, Sn std. (8 Jh.), mhd. zimber, zim(m)er m./n., ahd. zimbar, as. timbar ‛Wohnraum, Wohnung, Holzbau, Bauholz’.
Aus g. *temra- n. ‛Bauholz, Gezimmertes’, auch in anord. timbr, ae. afr. timber; gt. in tim(b)rjan ‛zimmern’ (wie anord. timbra, ae. timbr(i)an, afr. timbria, timmeria, as. timbron, ahd. zimb(a)rōn, mhd. zimbren, zimmern, nhd. zimmern). [...]".
Il tipo lat. camera è legato invece al metodo di costruzione in pietra al quale si riferiscono inequivocabilmente gli althochdeutschen Belege così come le brevi indicazioni in Kluge 2012 (online, senza pagine):
"Kammer Sf erw. obs. (8. Jh.), mhd. kamer(e), ahd. chamara, as. kamara Früh entlehnt aus l. camera ‛gewölbte Decke’, dann ‛Zimmer mit gewölbter Decke, Wölbung’, das seinerseits aus gr. kamára ‛Gewölbe, gewölbte Kammer’ entlehnt ist. [...] Ebenso nndl. kamer, ne. chamber, nfrz. chambre, nschw. kammare, nnorw. kammer".
La lessicografia greca conferma questa rappresentazione (cfr. LSJ, s.v. κᾰμάρ-α, Ion. κᾰμάρ-η [μᾰ], ἡ). Com'è noto, le costruzioni in pietra hanno lasciato numerose tracce nei prestiti latino-romanzi della lingua tedesca: (esempi). È interessante notare che il materiale di VerbaAlpina non contiene indicazione di prestiti in senso inverso, cioè da zimbar verso il romanzo. Tuttavia, il metodo di costruzione in legno non è stato del tutto eliminato; Il prestito del tipo nello sloveno mostra che si è potuto diffondere bene e parallelamente alla pietra all’interno dell’area alpina, in quanto, in base all'altitudine, si fa uso di entrambi i materiali (cfr. la cartina); In maniera del tutto analoga si presenta, tra l'altro, il tipo di base thilla, onomasiologicamente ovvio e anch'esso proveniente dal germanico, deu. Diele. Anche questo tipo di base è stato preso in prestito nello sloveno, ma non nel romanzo (cfr. cartina). Possiamo osservare il seguente schizzo stratigrafico:
STRATO romanzo | STRATO gem. (ted.) | STRATO slavo (slov.) | ||
camera | Kammer | Diele , Zimmer→ → | →→ dilje, cimr | kamra |
↑ | SOSTRATO ↑ | SOSTRATO ↑ | ||
latino-romanzo camera |
(auct. Thomas Krefeld – trad. Beatrice Colcuc)
Zirbe (gem) - Tipo morfo-lessicale (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
Kluge Zirbel(kiefer)
Zwirn
zwirbeln
twirl
zirben
zirbelwind
https://www.zobodat.at/pdf/Jb-Verein-Schutz-Alpenpfl-Tiere_28_1963_0107-0111.pdf
http://www.treccani.it/enciclopedia/cembro/
https://www.dwds.de/wb/Zirbel
http://woerterbuchnetz.de/cgi-bin/WBNetz/wbgui_py?sigle=DWB&mode=Vernetzung&lemid=GZ07085#XGZ07085
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
žlěbъ (sla) - Tipo di base (Citazione) (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)