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(auct. Myriam Abenthum – trad. Alessia Brancatelli)
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(auct. Thomas Krefeld – trad. Ester Radi)
ACACIA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Beatrice Colcuc)
(v. Wikidata Q5861969)
ALPEGGIO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
(v. Wikidata Q27849269)
Anke (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
„Anke(n), (durch Butter ersetzt) Sm ‛Butter’ per. wobd. (8. Jh.), mhd. anke , ahd. anko .
Obwohl nur das Deutsche das Wort bewahrt hat, ist g. *ankwōn m. ‛Fett, Butter’ vorauszusetzen, als Fortsetzer eines ig. (weur.) *ongwen- ‛Salbe, Fett, Butter’ (in verschiedenen Ablautstufen), vgl. l. unguen n. ‛Fett, Salbe’, air. imb ‛Butter’ (*ṇgwen-) zur Verbalwurzel ig. *ongw- ‛salben’ in ai. anákti, l. unguere u.a. Also ursprünglich ‛Salbe, Schmiere’.“ Kluge, 47 s.v. Anke(n))
Trad.: „Anke(n), (sostituito da Butter 'burro') Sm ‛Burro’ per. wobd. (VIII sec), mhd. anke , ahd. anko .
Sebbene la parola si sia conservata solo in tedesco, si deve presupporre che il termine g. *ankwōn m. ‛grasso, burro’ fosse il continuatore dell'ig. (weur.) *ongwen- ‛unguento, grasso, burro’ (con diversi livelli apofonici), si confrontino il l. unguen n. ‛grasso, unguento’, l'air. imb ‛burro’ (*ṇgwen-) per la radice verbale ig. *ongw- ‛ungere’ in ai. anákti, l. unguere ecc. Originariamente, quindi, ‛unguento, grasso lubrificante’.“ (Kluge 2011, 47)
Il prestito dal latino-romanzo qui proposto è sia giustificabile a livello fonetico che dal punto di vista semantico: basti pensare ai numerosi altri romanismi presenti in questo dominio onomasiologico. Per quanto riguarda, infine, l'enorme espansione del tipo butyru(m), è evidente la presenza di un tipo più antico nelle designazioni derivate dalle varianti verbali ŭnguĕre, *ŭngĕre, il quale ebbe, in un secondo momento, alcune interferenze con butyru(m).
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
anko (gem) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Anko
Questo tipo di base potrebbe provenire dal termine ancho 'burro' (si confronti Id. I: 341) o da anko in alto-tedesco antico, il quale si sarebbe poi evoluto in anke in alto-tedesco medio. L'origine del termine è da ricercare nella radice indogermanica *ongwen- 'unguento, grasso, burro', che, con il tempo, si sviluppò nel germanico *ankwōn m. 'grasso, burro'. È possibile ricondurre a questa radice indogermanica anche le parole latine ungĕre e ŭnctum 'grasso' (si veda Kluge 2012: 437; e ancora, Id. I: 341). In lingua tedesca, il tipo di base fu prevalentemente sostituito dal termine Butter 'burro'; esso è, tuttavia, ancora oggi diffuso nella Germania sud-occidentale (si confronti BSA IV: 5.11a) ed è presente anche nella svizzera tedesca (si vedano SDS V: 179; e Id. I: 342).
A proposito di questo tipo (si veda Id. I: 341), il Kluge riporta la seguente breve ricostruzione:
„Anke(n), (sostituito da Butter 'burro') Sm ‛Burro’ per. wobd. (VIII sec), mhd. anke , ahd. anko .
Sebbene la parola si sia conservata solo in tedesco, si deve presupporre che il termine g. *ankwōn m. ‛grasso, burro’ fosse il continuatore dell'ig. (weur.) *ongwen- ‛unguento, grasso, burro’ (con diversi livelli apofonici), si confrontino il l. unguen n. ‛grasso, unguento’, l'air. imb ‛burro’ (*ṇgwen-) per la radice verbale ig. *ongw- ‛ungere’ in ai. anákti, l. unguere ecc. Originariamente, quindi, ‛unguento, grasso lubrificante’.“ (Kluge 2011, 47)
Il rapporto delineato dal Kluge è chiaro, ma la conclusione proposta è poco probabile e convincente, considerata la storia delle parole: in esso si tratta infatti il termine come un'isolata reliquia indogermanica, sebbene sia invece molto più ragionevole far risalire questo tipo sud-occidentale tedesco (alemanno) al latino o al romanzo (si veda unguere). Nelle aree di contatto romanzo strettamente adiacenti tra loro, la sopra menzionata base latina con la velare fu soppiantata dalla variante *ŭngĕre (REW 9069), fenomeno riconosciuto anche nel caso della palatalizzazione della g nel termine romancio (sursilvano) unscher, nel romancio dell'Engadina uondscher, nell'italiano ungere e ancora in altri casi (si veda HWdR, 971). Nell'odierno territorio francese sono però predominanti alcuni cognati del termine latino ŭnguĕre (si confronti FEW 14, 36 f.); tra questi, vi sono anche alcuni esempi dell'evidente rapporto semantico con la preparazione del latte, come ad esempio ogner 'dare il latte' (con cambiamento nel gruppo verbale) e ogna 'quantità di latte prodotta in una sola volta da una mucca'. Dal participio unctum, tra l'altro, proviene la designazione del concetto di BURRO in friulano, largamente attestata nell'area di studio di VerbaAlpina di lingua romancia: ont, ladino onto, vonto (si confronti il rumeno unt).
Il prestito dal latino-romanzo qui proposto è sia giustificabile a livello fonetico che dal punto di vista semantico, basti pensare ai numerosi altri romanismi presenti in questo dominio onomasiologico. Per quanto riguarda, infine, l'enorme espansione del tipo butyru(m), è evidente la presenza di un tipo più antico nelle designazioni derivate dalle varianti verbali ŭnguĕre, *ŭngĕre, il quale ebbe alcune interferenze con butyru(m) in un secondo momento.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
ASSOCIAZIONE, LOCALE, CON SCOPO DI PROMOZIONE E VALORIZZAZIONE, DEL TERRITORIO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
ATTIVITÀ SPORTIVA, SULLA NEVE, CON LA TAVOLA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
ATTREZZO PER ATTACCARE GLI ANIMALI, PER LA CURA DEI ZOCCOLI - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
AZIONE OFFERTA DA MOLTI SOCIAL MEDIA PER ESPRIMERE L'APPREZZAMENTO DI UN POST - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
babeurre (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum – trad. Alessia Brancatelli)
BAITA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
(v. Wikidata Q2649726)
baita (vor) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Dal punto di vista italianistico DELI propone roa. baita, bait < alto-tedesco antico wahta – senza però entrare nel slv. bajta 'casa scadente' o il gsw. (Alemannico) Beiz, bar. Boazn, Beisl 'pub' (il tipo diffuso manca purtroppo in SDS, Idiotikon e BSA); le forme germaniche citate con ts, s non possono essere spiegate in questo modo.
Dal punto di vista germanico Kluge] (2011, 106 s.v. Beiz(e)]; e Beisel) deriva il gsw. (Alemanico) e bar. forme dallo yiddish bajis 'casa'. < hbo. bajit 'casa' che non fa parte di roa. t (vedi EWD I, 203). La mediazione diretta dall'ebraico (dunque senza lo yiddish) è storicamente poco plausibile in considerazione della vasta area e del riferimento alla vita quotidiana di un contadino di montagna. La semantica delle forme romaniche ("capanna, rifugio alpino, stalla" e simili) e slovene ("cattiva casa") non forniscono alcuna motivazione per l'ipotesi di una distribuzione su larga scala di un prestito Adstratum originariamente preso in prestito dalla zona di contatto friulano-slovena; il substrato preso in prestito dall'Antico Romanico pre-slavo e pre-germanico delle Alpi orientali sembra molto più plausibile. In fin dei conti, sembra essere una parola alpina preromana.
(auct. Thomas Krefeld – trad. Ester Radi)
*barica (lat) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Barn (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Nel dizionario etimologico di Kluge solo il primo significato di "mangiatoia, rastrelliera per il fieno" è dato nel senso di mangiatoia. In altri dizionari, invece, si trova anche il significato di una parte di un edificio in cui è conservato il mangime (vedi BWB, DWB, Idiotikon). Il sostantivo fienile esiste anche in inglese come "Un edificio coperto per lo deposito di grano; e, in un uso più ampio, di fieno, paglia, lino e altri prodotti della terra. (cfr. OED).
L'etimologia della parola in tedesco sembra incerta. Nel Dizionario etimologico della lingua tedesca si considera un collegamento con *ber-a- 'portare'; probabilmente l'inglese antico (ae.) beren o bere-ærn, l'ae. bere è basato sull'"orzo"; ma non c'è un equivalente in tedesco per quest'ultimo.
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
bassus (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum – trad. Ester Radi)
BASTONE, DA PASSEGGIO, PER DIVERSI USI, TREKKING, ESCURSIONI, ALPINISMO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
BASTONE PER IL TRASPORTO DI DUE CARICHI DI PESO UGUALE, IN LEGNO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
Beil (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Anche dal punto di vista della lingua standard vi è una differenza tra una Axt 'scure' intesa come „Werkzeug mit schmaler Schneide und langem Stiel, besonders zum Fällen von Bäumen“ – 'attrezzo dalla lama sottile e dal lungo manico, impiegato soprattutto per l'abbattimento degli alberi' (cfr. Duden s.v. Axt) ed un Beil inteso come „einer Axt ähnliches Werkzeug mit breiter Schneide und kurzem Stiel, besonders zum Bearbeiten von Holz und Fleisch“ – 'un attrezzo simile alla scure, dalla lama più ampia e dal manico corto, impiegato per la lavorazione del legno e della carne' (cfr. Duden s.v. Beil).
Per quanto riguarda la forma della parola, essa è stata attestata in alto tedesco antico come bîhal (cfr. AWB s.v. bîhal), parola rintracciabile solo in tedesco e olandese, secondo l'AWB. Ciononostante, in alcune lingue celtiche esistono degli equivalenti lessicali: in irlandese antico, ad esempio, con la parola bíail, biáil; o in gallico, con la parola bwyall, bw(y)ell (cfr. Kluge s.v. Beil).
(auct. Markus Kunzmann – trad. Alessia Brancatelli)
BICICLETTA, CON MOTORE ELETTRICO, A PEDALATA ASSISTITA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
Bitsche (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
brama (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
*brenta (xxx) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
*brod (gem) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum – trad. Ester Radi)
*brottiare (vor) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
brousse (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
"D'apr. Brüch dans Z. rom. Philol. t. 35, p. 635, GAM. Rom.1t. 1, p. 369, t. 2, p. 38 et Gamillscheg dans Z. rom. Philol. t. 40, p. 148, ce groupe de mots est issu du got. *brǔkja « ce qui est brisé », dér. du got. gabruka « morceau » (FEIST, s.v. gabruka; KLUGE20, s.v. Brocken). E. Schüle dans Pat. Suisse rom., s.v. brochyè, estime au contraire qu'un terme got. peut difficilement s'être implanté dans le vocab. laitier des Alpes, et propose une base préromane *brottiare, d'orig. inconnue.”
('Secondo Brüch e Gamillscheg – si vedano rispettivamente il Z. rom. Philol. t. 35, p. 635, GAM. Rom.1t. 1, p. 369, t. 2, p. 38; e Z. rom. Philol. t. 40, p. 148 – questo gruppo di parole deriva dal gotico *brǔkja «ciò che è rotto», proveniente a sua volta dal gotico gabruka «pezzo di qualcosa» (FEIST, s.v. gabruka; KLUGE20, s.v. Brocken 'pezzo'). Nel Pat. Suisse rom., s.v. brochyè, E. Schüle ritiene, al contrario, che difficilmente un termine gotico si sia potuto introdurre nel vocabolario lattiero alpino, e propone, quindi, *brottiare, una base preromana di origine sconosciuta” (TLFi).
(auct. Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
bruma (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Ester Radi)
BURRO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
Il tipo di base butyrum (cfr. Georges] s.v. būtȳrum), dominante presente nell'area alpina è un antico prestito dal greco che designa già il concetto di burro in latino (cfr. anche: butyru(m)).
Tuttavia, il prodotto non sembra essere servito come alimento, ma piuttosto come cura e rimedio. Columella († intorno al 70 n. Chr.), che nel suo trattato sull'agricoltura (Res rustica, 7° libro, cap. 8) si occupa della lavorazione del latte in modo molto dettagliato (cfr. FORMAGGIO), non ne parla in questo contesto. D'altra parte, egli raccomanda il trattamento del dolore cronico (?) con burro liquido:
"Fere autem omnis dolor corporis, si sine vulnere est, recens melius fomentis discutitur; vetus uritur, et supra ustum butyrum vel caprina instillatur adeps." ([Bibl:Columella]] 1941, Libro VI, Cap. XII, p. 160).
In traduzione inglese:
"Almost all bodily pains, if there is no wound, can in their early stages be better dissipated by fomentation; in the advanced stage they are treated by cauterizations and the dropping of burnt butter or goat’s fat upon the place." (Columella 1941, Buch VI, Kap. XII, S. 161)
Gli altri tipi di base appartenenti al concetto di BURRO sono di interesse onomasiologico perché sono motivati in modi molto diversi:
- per quanto riguarda la consistenza grassa e cremosa, (confrontare i tipi di base latini pĭngue(m) 'grasso' e ŭnguĕre] 'da ungere, da spalmare' con la variante *ungĕre;
- sulla rincalzatura come processo di produzione (vedi tipo base lat. *pisiāre 'pestatura');
- sul riversamento come tecnica elementare di conservazione (cfr. tipo di base ted. lardo del verbo fusione).
(auct. Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Ester Radi)
(v. Wikidata Q34172)
butyru(m) (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
La composizione di questa parola pone enfasi sul fatto che si parli di latte bovino; essa rimarca la peculiarità del prodotto, lasciando bene intendere che in origine il FORMAGGIOnon derivasse dal LATTE DI MUCCA. Nella cultura greca, infatti, il formaggio veniva tradizionalmente prodotto con il latte di pecora o di capra, e lo è tuttora (una testimonianza letteraria delle usanze greche è offerta dall'Odissea, nell'episodio 'Ulisse e Polifemo' [9,170-566; nello specifico, nei versi 244-247 si legge che il ciclope non possedeva bestiame, ma pasceva le pecore ai pascoli]).
Il termine greco τὸ βούτυ̅ρον si riferisce al concetto del 'grasso del latte' (τὸ πῖον τοῦ γάλακτος [si veda il Corpus Hippocraticum, raccolta di testi medici redatti presumibilmente tra il VI secolo a.C. e il II secolo d.C.]). Nel Corpus Hippocraticum si racconta di come la popolazione degli Sciti producesse il burro dal latte di cavalla (Corp. Hipp., Morb. 4, 20). Il metodo ivi descritto è simile a quello diffuso ancora oggi: pare, infatti, che gli Sciti versassero il latte di cavalla in una zangola (recipiente cavo in legno: ἐς ξύλα κοῖλα) e che poi lo scuotessero. Tuttavia, il Corpus Hippocraticum non fa menzione di come gli Sciti impiegassero il burro prodotto (se come genere alimentare o come rimedio curativo, ad esempio).
Così come nel Corpus Hippocraticum, anche in Plinio il Vecchio si esprime l'idea che la produzione e l'utilizzo del burro fossero usi tipicamente 'barbarici' (NH 28, 35: ''e lacte fit et butyrum, barbararum gentium lautissimus cibus et qui divites a plebe discernat''). Ciò potrebbe dipendere dal fatto che nell'area mediterranea era l'olio d'oliva ad essere impiegato come 'grasso alimentare' (utilizzo peraltro dominante ancora oggi). Greci e Latini non utilizzavano il burro come mezzo alimentare, bensì come rimedio curativo: da Ippocrate, a Celso, a Galeno, non sono, infatti, rare le attestazioni di βούτυ̅ρον/butyrum nella letteratura medica; perfino Plinio il Vecchio parlava dell'impiego del burro come mezzo terapeutico (contro il dolore al collo, ad esempio: NH 28, 52).
Oltre al neutro βούτυ̅ρον, in greco è presente anche la variante al maschile ὁ βούτυ̅ρος. In entrambe le forme l'accento si trova sulla terzultima sillaba (si tratta di parole proparossitone). Il latino sembra quindi aver adottato 'butyrum' dal greco.
Bisogna fare distinzione tra due varianti del tipo di base butyru(m) a seconda dell'accentazione:
- butӯru(m), il termine latino parossitono dal quale proviene il tipo italiano butirro (si veda DELI 179);
- bútyru(m), termine latino con accento iniziale proveniente dal greco βούτυ̅ρον; da questo si sarebbero sviluppati il francese antico e il francese odierno bure, così come anche il francese beurre. Questo tipo fu, inoltre, preso in prestito in italiano, risultando nel termine burro (si confronti DELI 178).
In un'ottica geolinguistica ed interlinguistica dell'area alpina, tuttavia, questa spiegazione è poco convincente, poiché nella zona linguistica bavarese del Tirolo il tipo al maschile costituisce un'area in comune con il tipo romanzo but'ir, anch'esso maschile e confinato al sud. È quindi molto più ragionevole riconoscere in questa forma un primario prestito sostratale, e considerare il tipo femminile die Butter ('LA burro') come variazione secondaria. Il mancato slittamento della dentale -t-, fa pensare che il prestito non sia troppo remoto (non risalirebbe a prima del VIII secolo d.C.), ma che sia avvenuto a conclusione della seconda rotazione consonantica.
Infine, sembra che il tipo butyrum in area alpina abbia preso il posto dei nomi provenienti dal latino unguere / *ungere ', ungere, ingrassare, lubrificare'.
(auct. Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
cabane / capanna (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Le varianti fonetiche di questo tipo morfo-lessicale possono essere raggruppate in tipi in base ai seguenti criteri:
(1) Varieta' di formulazione:
- [k-] ottenuto; vedi fra. cabane;
- [k-] palatalizzato:
- [k-]; [ts-]; cfr. frp. tsˈăvănə
- [k-]; [tɕ-]; cfr. engadino chamanna;
- [k-]; [ʧ-]; cfr. frp. ʧavˈaːna
- [-p-] ottenuto; cfr. ita. capanna;
- [-p-] indebolito:
- - sonorizzazione [-p-]; [b-]; cfr. fra. cabane>/i>;
- - sonorizzazione e spiralizzazione [-p-] > [v-];
- - sonorizzazione [-p-]; [b-]; cfr. fra. cabane>/i>;
- [-a];
- [-ə];
- [-e];
- [-o].
(auct. Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Ester Radi)
CAGLIO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum – trad. Alessia Brancatelli)
(v. Wikidata Q326900)
*cala (lat) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld – trad. Ester Radi)
capănna(m) (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Secondo FEW 2, 244-246 s.v. capanna], il latino capanna è costatato una sola volta (a Isidor); "la sua origine è incerta" (FEW 2, 244 s.v. capanna). Le forme con m- formano una variante alpina (vedi DRG 3, 236-239 s.v. chamona) . Sulla semantica delle forme roh. dice: "Nel significato di 'capanna, semplice, povera casa' l'odierno camona prende una posizione intermedia tra fam. baita DRG 2, 76 s. v. baita]) 'baracca, casa decadente, capanna scadente' e teja 'capanna, malga, baita' (vedi anche fögler (239).
(auct. Thomas Krefeld – trad. Ester Radi)
*cappellus (lat) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum – trad. Ester Radi)
CAPRA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
(v. Wikidata Q2934)
caput (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum – trad. Ester Radi)
caseu(m) (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Ester Radi)
CASTELLO RUPESTRE DI KLOPFENSTEIN TRA WALTENSBURG E BRIGELS - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
cautum (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Ester Radi)
cellārium (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Tuttavia, la fonetica delle forme alemanniche e bavaresi è difficile, poiché non mostrano alcun riflesso della palatalizzazione romanza dell'iniziale [k-]. Tuttavia, questo problema non si pone solo per la Germania meridionale, ma per tutto lo spazio di prestito latino-romanesco/tedesco primitivo, come la coesistenza di varianti dislocati [deu. cipolla < Latino cēpŭlla; REW], 1820 s.v. cēpŭlla) e non dislocati (deu. cesta < latino cĭsta 'cestino', deu. vetch < latino vĭcia). In questo contesto, si noti anche il nome del fiume deu. Neckar < Latino Nicer (cfr. RE, XVII,1] e dKP] 4, 88), senza alcuna palatalizzazione. Questo nome, probabilmente, fu preso in prestito prima del 260-280 d.C., poiché le aree sulla riva a destra del Reno della Germania superior, compreso l'intero corso Neckar, furono abbandonate durante questo periodo; quindi, un terminus post quem per la palatalizzazione nell'Impero alpino settentrionale o, più prudentemente detto, per la sua applicazione generale. Infatti, vista l'età fondamentalmente alta della palatalizzazione romana, non è convincente discutere qui solo con il tempo del prestito. Piuttosto, si dovrebbe fare i conti con il fatto che varianti conservatrici e non spostate e innovative spostate, esistevano fianco a fianco per un lungo periodo di tempo durante il primo periodo romanico. Va notato che il plosivo non è sopravvissuto solo nel lontano sardo, che è stato romanizzato e isolato precocemente (cfr. i noti esempi come srd. kentu 'cento' lat. centu[m] ecc.), ma anche in lingua dalmata – in questo caso la distanza dal romancio alpino non è più molto grande (confrontare dalmata kapula < lat. cēpŭlla; REW], 1820 s.v. cēpŭlla).
(auct. Thomas Krefeld – trad. Ester Radi)
CENTOPIEDI, CON 15 PAIA DI GAMBE, VIVE SOTTO LE PIETRE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
chamona (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Stephan Lücke – trad. Ester Radi)
chaschöl (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Come mostrato dalla carta interattiva, il tipo morfo-lessicale ha il generico significato di 'formaggio' soprattutto nell'area di lingua romancia (si veda DRG 3, 444-450, s.v. chaschöl), ma anche in una parte dell'area di lingua ladina (val Gardena) (cfr. cartina chaschöl). Al di fuori dell'area di ricerca di VerbaAlpina, invece, esso è presente nel veneziano (casuòla; cfr. EWD II, 126) e in occitano (cfr. FEW 2, 456, s.v. caseolus).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
clarus (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Forme analoghe sono attestate dal FEW, 2, 741 (s.v. clarus, 2, 739).
(auct. Myriam Abenthum – trad. Alessia Brancatelli)
clat (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Beatrice Colcuc – trad. Ester Radi)
coagŭlum (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Il verbo latino coagulare, inizialmente utilizzato in forma transitiva per indicare il 'portare alla coagulazione', fu usato a partire dal V secolo anche in forma intransitiva con il significato odierno di 'coagulare' ed è possibile trovarlo in tutta l'area romanza, come nel caso del francese cailler e dell'italiano quagliare (si confronti a tal proposito FEW 2, 816-820, s.v. coagulare).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
cohortem (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Nell'area alpina si è conservato il significato di base del termine ('freier Melk- und Schlafplatz um die Sennhütte', ovvero 'spazio aperto per la mungitura e luogo di riposo nei pressi del pascolo'); si osserva, per di più, l'evidente spostamento metonimico del vocabolo dall'effettivo spazio per la mungitura agli edifici montani (si veda l'analoga polisemia del tipo base malga).
Varro individua due plausibili derivazioni della parola cohors: secondo la prima ipotesi, essa potrebbe essere connessa al verbo coorior e designare, pertanto, il posto intorno al quale il bestiame 'viene radunato' (dalla traduzione di R.G. Kent [Varro. On the Latin Language, Volume I: Books 5-7. Translated by Roland G. Kent. Loeb Classical Library 333. Cambridge, MA: Harvard University Press, 1938]; questa accezione del termine è, però, difficilmente correlabile a quelle riportate dal Georges, o al significato primario del semplice oriri).
La seconda possibile opzione è che vi sia un rapporto con il termine greco χόρτος, il quale è di per sé perfettamente ricollegabile al latino hortus (Varro, De Lingua Latina 5,88: cohors quae in villa, quod circa eum locum pecus cooreretur, tametsi cohortem in villa Hypsicrates dicit esse Graece χόρτον apud poetas dictam). Difatti, tanto hortus quanto χόρτος hanno in origine un significato analogo a quello di cohors (su χόρτος si confronti Il. 11, 774 e 24, 640).
(auct. Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
colare (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
COLTURA CHE SI AGGIUNGE AL LATTE NELLA CALDAIA DA FORMAGGIO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
CONTENITORE, GROSSO, PER LA CASEIFICAZIONE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
CONTENITORE PER CONSERVARE IL LIQUAME, IN LEGNO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
crama (vor) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
È interessante fare alcune considerazioni sullo sviluppo della parola negli affini francesi: nel francese antico è attestata, come prevedibile, la forma craime , 'crema del latte'; A partire dal XIII secolo, però, si registra in francese medio la forma cresme, indicante 'la parte più spessa del latte che viene a galla quando lo si lascia riposare per poi fare il burro' (si veda FEW 2, 1271.1274, s.v. crama. È qui necessario soffermarsi sulla s apparsa in questa forma, di cui un'odierna manifestazione è offerta dalla ê presente nell'ortografia standard del francese contemporaneo (crême); per spiegarne la presenza, bisogna infatti fare riferimento all'incrocio-interferenza con la parola ecclesiastica chrisma 'unzione', dal greco χρῖσμα.
Nel francese moderno si stabilì la forma crème, da cui fu presa in prestito la parola crema in italiano (si veda il DELI 1: 295).
Il tipo di base crama fu, invece, tramandato soprattutto nella lingua piemontese, nel lombardo e nel retoromanzo, sebbene vi sia stata una sostituzione data dalla sonorizzazione del suono iniziale cr- in gr-, un po' come accaduto nel sursilvano groma e nel romancio dell'Engadina gramma (cfr. HWdR, 381).
Il tipo lessicale tedesco Rahm è anch'esso da ricondurre al tipo di base crama; sulla base dei contatti linguistici in area alpina è possibile proporre una nuova forma di derivazione. Il Kluge 2011, s.v. Rahm offre una ricostruzione della storia della parola, da un punto di vista indoeuropeo:
"Rahm s, m 'panna', tedesco standard (XI sec.), alto-tedesco medio roum, basso-tedesco medio rōm(e). Dal germanico occidentale *rauma- m. ‛panna’, si ottenne anche rēam in inglese antico; si nota l'apofonia, infine, nel nordico antico rjúmi.
Assumendo che si parta da *raugma-, allora il termine in lingua avestica raoγna- n., sarà comparabile con raoγniiā- f. 'burro'. Altra origine incerta.
La forma nel nuovo alto-tedesco si basa su una voce dialettale, nella quale il nesso vocalico ou dell'alto-tedesco medio si ridusse alla vocale ā. Nei luoghi in cui vi è una differenza semantica tra Rahm e Sahne, la parola si riferisce al concetto di 'panna acida'. Si vedano le derivazioni: entrahmen; abrahmen. Si rimanda, infine, al termine in nuovo nederlandese room." (Kluge 2011, Online v.s. Rahm 1)
In questo approccio, le relazioni dialettali non vengono prese in considerazione; tuttavia, è da tenere in conto il fatto che nella regione alpina romanza sono ampiamente diffusi il tipo francese crème e quello italiano crema (nello specifico a Sud del confine linguistico germanico-romanzo) (cf. cartina crama.
I corrispondenti tipi fonetici con le varianti vocaliche tonali [æ], [e], [o] e [a] rimandano comprensibilmente alla forma di partenza comune [a], l'innalzamento della /a/ tonica a [e], o anche in [æ] in sillaba aperta o l'arrotondamento di /a/ ad [o] prima delle labiali passa totalmente inosservato. Risulta così il tipo di base crama, di origine gallica, cioè celtica (si confronti FEW 2, 1271-1274, s.v. crama); questo termine è inoltre attestato in Venazio Fortunato (*540-600/610), il quale nacque a Valdobbiadene (area alpina sud-orientale, a Nord di Treviso).
Ora, sarebbe poco plausibile spiegare l'area in comune dei tipi tra loro sinonimi del tedesco Rahm e del romanzo crama come una fortuita coincidenza. Piuttosto, si dovrebbe ricollegare il tipo di base tedesco a quello gallo-romanzo.
La riduzione del suono latino-romanzo ad inizio di parola da [kr-] al tedesco [r-] è un fenomeno riconducibile al fatto che "la h- che precede consonante in lingua tedesca scomparve nel IX secolo" (FEW 16, 249, s.v. *hrokk), così come dimostrato dalle innumerevoli attestazioni di altre forme analoghe. È fuor di dubbio che, nei primi tempi di contatto linguistico tra germanico e lingua romanza, la variante [hr-] esistesse ancora: il francese froc 'saio', infatti, non è da ricollegare all'antico alto-tedesco roc, bensì a hroc, con una sostituzione della laringale da parte della fricativa labiodentale. Il Kluge aggiunge in proposito:
"Rock[.] sostantivo, maschile, tedesco standard (IX secolo), medio alto-tedesco roc, rok, alto-tedesco antico (h)roc, sassone antico rok [.] Da germanico occidentale *rukka- m. ‛Rock’, anche frisone antico rokk. Le forme non germaniche sono comparabili con l'irlandese antico rucht'tunica', gallese rhuchen 'cappotto'. Il resto è poco chiaro.
Esiste anche una variante con hr- come suono inziale in sassone antico hroc, frisone antico hrokk, il quale ha probabilmente portato, tramite la mediazione del francese, al formarsi di Frack (cfr. Kluge 2011, online, s.v. Frack)]]. Si veda anche nuovo nederlandese rok." (Kluge 2011, online, s.v. Rock).
Allo stesso modo è possibile spiegare la coesistenza del termine inglese horse e del tedesco Ross, germanico *hrussa (cfr. Kluge 2011, s.v. Ross) e il tedesco röcheln accanto al nuovo islandese hrygla 'sonagli in gola', lettone kraũkât 'tossire, sputare il catarro' dall'indogermanico *kruk- 'russare', 'rantolare', 'grugnire' (si veda Kluge 2011, s.v. röcheln e simili).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli | Beatrice Colcuc)
*crassia (lat) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
In area alpina si riscontrano sporadiche denominazioni della PANNA, intesa come 'parte grassa del latte', provenienti da questo tipo di base.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
crŭsta (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
DAR DA MANGIARE AGLI ANIMALI, IN INVERNO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
DIRITTO D'USO O DI PROPRIETÀ DI UN'ALPEGGIO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
Eimer (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Oltre che nelle attestazioni in lingua tedesca, è possibile trovare dei cognati linguistici del tipo anche nei dialetti slavi, con il significato principale di 'Eimer' ('secchio'); si vedano, ad esempio, i termini ajmar o ajmarelj, ejmpar, jempa, lambar e lempa (cfr. Karte Eimer). Nell'intera regione alpina orientale sono diffusi diversi esempi di parentela linguistica del tipo, soprattutto nei dialetti sloveni sotto forma di prestito linguistico. È proprio la realizzazione fonetica di /empar/ – la cui presenza si rivela tramite le attestazioni presenti nello SLA – a dimostrare la mediazione del tipo attraverso il bavarese, dove con Empa si indica allo stesso modo il concetto di 'secchio'. I dizionari (cfr. DWB: s.v. Eimer; EWBD: s.v. Eimer) rivedono nell'alto-tedesco antico eimbar (cfr. AWB: s.v. Eimer) una derivazione dal termine latino amphora, a sua volta preso in prestito dal greco amphoreús (cfr. Kluge: s.v. Eimer).
(auct. Markus Kunzmann)
ERBA, STELI ERETTI, FIORI VERDI, CRESCE IN ACQUA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
excŏcta (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Si noti, tuttavia, la coesistenza di due tipi fonetici in ladino:
(a) il primo con [ʃk-] in posizione iniziale (si confronti [ʃkota] attestato a Livinallongo del Col di Lana), così come anche in friulano;
(b) il secondo con [tʃ-] in posizione iniziale (si confronti [tʃot(e)] attestato nel resto della Sella-Ladinia).
Ѐ possibile che quest'ultimo sia un prestito di ritorno dal bavarese del Südtirol (si veda EWD II, 199-200). Ecco come si presenta la stratigrafia:
romanzo | ted. | sloveno | |||
valdost. (é)couette | ita. scotta | lad. tʃot(e) ← | ← adstrato | dial. Schotte(n) | dial. skuta |
↑ | ↑ | ↑ sostrato ↑ | ↑ sostrato ↑ | ||
lat. excocta |
Il tipo di base è degno di nota a livello semantico, in quanto ci fornisce un esempio caratteristico di polisemia metonimica: esso, infatti, si riferisce ai diversi prodotti ottenuti tramite la coagulazione del latte (o del siero del latte) mediante riscaldamento e bollitura prolungata (lat. EXCOQUERE), vale a dire la massa del formaggio, i liquidi estratti, così come anche la ricotta e le parti proteiche (sull'argomento cfr. VALTS IV, 204).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
exsūctus (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Per il progetto di VerbaAlpina sono significative alcune attestazioni rilevate in Friuli, indicanti il concetto di FORMAGGIO.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
FAVA, GIOVANE, VERDE, DA MANGIARE INTERA, CON I SEMI - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
FIENILE SITUATO SUL PRATO DELLA MONTAGNA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
flōrem (flōs) (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Partendo da 'rigoglio', flōs spesso denota LA MIGLIORE, BELLA PARTE DI UNA COSA, per esempio in latino flos aetatis 'il fiore degli anni, la forza della giovinezza, la giovinezza' (vedi Georges], vedi flōs), un'espressione che è sopravvissuta in romanzo (come in fra. la fleur de l'âge 'la gioventù'; cfr. FEW, 3, 630-638, s.v. flōs). Similmente motivati sono fra. fleur de la farine 'la partie la plus fine de la farine', ita. fior della farina, engadinisch flur d'farina o gsw. (svizzero-tedesco) Blume (cfr. FEW, op. cit.). Anche a partire da 'fiore' sono i significati che hanno a che fare con la SUPERFICIE, il PUNTO ALTO delle cose, come in fro., frm. à fleur de 'à la surface, au niveau de'.
Entrambe le dimensioni semantiche ("buono" e "sopra") forse insieme motivano la denominazione del concetto PANNAS, già sviluppato in latino (flos lactis "panna") e ancora ben documentato nell'area in esame (vedi anche ita. fior di latte "Rahm"). Di conseguenza, verbi come fra. défleurer o il neooccitano sanflurá, sonflurá 'abrahmen' (vedi FEW, loc. cit.) sono facili da capire.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Ester Radi)
FORMAGGIO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
osservazione preliminare
Questo concetto riguarda solo i prodotti lattiero-caseari costituiti dai solidi che derivano dalla prima separazione del latte (dovuta alla coagulazione). Dal liquido che si forma anch'esso (SIERO DI LATTE DOLCE]), i solidi possono essere nuovamente ottenuti da una seconda coagulazione, che porta ad un prodotto lattiero caseario che è noto come ita.ricotta, gsw. (Alemannico) come Ziger e in tedesco a volte un po' fuorviante chiamato 'Molkenkäse': A differenza del formaggio vero e proprio, però, il RICOTTA] non contiene caseina, ma una proteina diversa ([albumina|https://de.wikipedia.org/wiki/Albumin]]).storia dell'obiettivo
Nella HLS si sottolinea che il caseificio con caglio, che significa produzione di formaggio con l'aggiunta di un coagulante (che non deve necessariamente corrispondere all'animalesco caglio), probabilmente non si trova ovunque nella continuità antica: "Dal punto di vista linguistico (formaggio dal lat. caseus) è ipotizzabile che i Romani conoscessero l'arte della caseificazione dal latte grasso con caglio ad un formaggio grasso a lunga conservazione e salato e lo portassero attraverso le Alpi nelle regioni celtiche. Il formaggio era già nell'antichità un prodotto di esportazione alpino della Rezia. Con il ritiro della cultura romana, la produzione di caglio nell'area alemannica è scomparsa nel basso medioevo, ma le conoscenze produttive nelle zone romane sono probabilmente rimaste. Fonti dal XIII al XIV secolo provenienti dal Basso Vallese e dal Gruyère indicano che si produceva formaggio grasso. Ricerche archeologiche su insediamenti alpini temporanei (soprattutto nella Svizzera centrale) hanno portato alla luce strutture per la preparazione e lo stoccaggio del formaggio, come documenti sulla pressatura del formaggio, depositi di latte e formaggi costruiti secondo lo stile dei trulli, e fenditure rocciose che possono essere servite come magazzini. Sulle montagne del Glarner. Braunwald è stata scoperta una cantina di roccia con raffreddamento ad acqua. Il tipo di formaggio qui prodotto rimane sconosciuto". ([Dominik Sauerländer/Anne-Marie Dubler|http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/d/D13951.php]). Va notato, tuttavia, che esiste un'evidenza linguistica molto più ampia e anche diversa per una possibile continuità. Soprattutto, sembra che i Romani, dal canto loro, avessero già adottato particolari tecniche di lavorazione del latte da parte delle popolazioni alpine preromane. I nomi Senn, Ziger, Brente, Brente, Tomme sono ovviamente pre-latini. Un'altra parte è il latino (Schotten, Gebse, Käse; vedi Hubschmid 1951). L'archeologia conferma oggi la grande età della lavorazione del latte alpino, in quanto fornisce "prove dell'effettiva agricoltura alpina alla fine del 2° o all'inizio del 1° millennio a.C.". ([Bibl:Reitmaier 2016]], 28; vedi anche Carrer 2012 e Carrer et al. 2016).
Un passaggio informativo per la lavorazione del latte romano e per alcune denominazioni pertinenti si trova nella Historia naturalis di Plinio; dopo che sono state menzionate le specie di latte di vari esseri viventi (tra cui l'uomo), si dice:
"[...] omne autem igne spissatur, frigore serescit. bubulum caseo fertilius quam caprinum, ex eadem mensura paene altero tanto. [...]
Coagulum hinnulei, leporis, haedi laudatum, praecipuum tamen dasypodis, quod et profluvio alvi medetur, unius utrimque dentatorum. mirum barbaras gentes quae lacte vivant ignorare aut spernere tot saeculis casei dotem, densantes id alioqui in acorem iucundum et pingue butyrum. spuma id est lactis concretior lentiorque quam quod serum vocatur; non omittendum in eo olei vim esse et barbaros omnes infantesque nostros ita ungui." (Plinius 1906, 11, 96, 238 f.)
"All milk is made thicker by fire and turned into whey by cold. Cow’s milk makes more cheese than goat’s milk, almost as much again from the same quantity. [...] The curds of the roebuck, hare and goat are praised, but that of the rabbit is the best, and is even a cure for diarrhoea—the rabbit is the only animal with teeth in both jaws that has this property. It is remarkable that the foreign races that live on milk for so many centuries have not known or have despised the blessing of cheese, at most condensing their milk into agreeable sour curds and fat butter. Butter is a foam of milk of thicker and stickier substance than what is called whey; it must be added that it possesses the quality of oil and is used for anointing by all foreigners and by ourselves in the case of children." (Plinius 1906)
Prima di tutto sperimentiamo qui il particolare apprezzamento di LATTE DI MUCCA (lac bubulum) per la produzione del formaggio. Inoltre, caseus viene messo in relazione con l'animalesco coagulum (vedi coagŭlum), che a questo punto può essere probabilmente solo CAGLIO]; caseus non è quindi un termine generico per i prodotti lattiero-caseari, ma per FORMAGGIO CAGLIO. caseus si pone anche in contrasto con acorem] iucundum e butyrum – a due prodotti che sono caratteristici dei barbaros (e quindi non dei romani). Queste due denominazioni non sono del tutto chiare; in fondo, non c'è nulla da dire contro l'interpretazione di butyrum come 'burro'. A quale tipo di prodotto a base di latte acido, tuttavia, si riferisce acorem iucundum rimane un po' discutibile; il pensiero di LATTICELLO sembra essere ovvio. Infine, Plinio cita siero come nome di SIERO DI LATTE DOLCE; i cognomi corrispondenti sono ben documentati nel materiale di VA nelle Alpi occidentali del Piemonte.Una descrizione più dettagliata della produzione di formaggio è data da Columella]. (7° libro, cap. 8); vi si menzionano, oltre al caglio animalesco, anche coagulanti vegetali (tra cui cartamo e succo di corteccia di fico), vasi (mulctra 'recipiente per la mungitura') e cestini per la formazione (fiscella, calatus, gabbie). Ma soprattutto, però, Columella descrive importanti fasi della caseificazione, in particolare la salatura, la pressatura e la formatura (vedi sotto). Egli sottolinea anche il particolare valore del formaggio conservabile e stagionato: "potest etiam trans maria permitti" ("può essere spedito via mare"; Columella op. cit. cap. 6).
Definizioni generiche del concetto
Il tipo morfo-lessicale käse, che vale quasi esclusivamente nell'area di VA di lingua tedesca, risale senza dubbio al latino Käse, che invece trova solo pochissimi riscontri nell'area dell'VA di lingua romanza, cioè nel ladino dolomitico; più diffusi, soprattutto nella lingua romancia, sono i cognomi del diminutivo latino caseolus. Al posto del lat. caseus, il pre-latino, come sembra, celtico tuma nelle Alpi occidentali francesi e franco-provenzali domina nella regione romancia di VA, così come il latino formaticus, la cui inconfondibile motivazione deriva dal participio del latino formare che indica, che in origine doveva essere una denominazione specifica del formaggio sagomato e stagionato, che poi è stata generalizzata.
Poiché questo tipo di lingua sembra essere completamente assente nel mondo germanofono, si deve presumere che si sia diffuso in romancio solo dopo che il cambiamento di lingua in tedesco era avvenuto in gran parte nelle regioni alpine settentrionali e orientali. Lo sloveno sir "formaggio" continua ovviamente la denominazione di Plinio "siero", lat. serum, in significato metonimicamente spostato.
(auct. Thomas Krefeld – trad. Ester Radi)
(v. Wikidata Q10943)
formaticu(m) (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Beatrice Colcuc)
fraìma (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Questo tipo morfo-lessicale appartiene al tipo di base lat. frigĭdus ('freddo') (FEW 3, 797).
(auct. Beatrice Colcuc – trad. Beatrice Colcuc)
Gaden (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Il termine è attestato in antico alto-tedesco come gadum o gadem, in forma neutra. Attraverso una parola dal significato di 'abbandonare' o 'lasciare vuoto' si aggiunse una relazione con parole di altre lingue indoeuropee del germanico *ǵhə-t-mo- per 'stanza libera, stanza vuota' (cfr. Kluge 2011, online s.v. Gaden). In danese, gade porta il significato di 'strada' (Duden s.v. Gaden).
Nell'area di studio di VerbaAlpina, la parola si trova di frequente nei composti, soprattutto nei dialetti alemanni svizzeri in cui con il termine ci si riferisce ad una singola stanza ('stanza per il latte', ad esempio, o 'stalla per il bestiame', 'fienile', 'granaio alpino') (vgl. Idiotikon s.v. gădem); nel Sudtirolo, invece, essa designa soprattutto il 'fienile'. Nella parte settentrionale del Tirolo, infine, si utilizzano forme con la parola Stadel'fienile'; cfr. anche Ore', lo spazio libero tra le case. Gaden o Gadem era considerato già nel XIX secolo un termine arcaico come attesta il Grimm'sche Wörterbuch. In questo periodo, tale parola era attestata sia nella sua forma neutra che nella forma maschile (cfr. DWB s.v. Gadem).
(auct. Markus Kunzmann – trad. Alessia Brancatelli | Beatrice Colcuc)
GAMBI E FOGLIE DEI CEREALI, TREBBIATI, SECCHI - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
GARANZIA, DI UNA BUONA QUALITÀ DELL'ARIA, ATTRAVERSO MISURE SPECIFICHE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
Geiß (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Gepse (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Marina Pantele – trad. Ester Radi)
guieppé (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld – trad. Thomas Krefeld)
gumьno (sla) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
Hacke (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Secondo Kluge Hacke è una creazione strumentale dal verbo hacken (cfr. Kluge s.v. Hacke). Il tipo si limita alle lingue germaniche occidentali (ata. hackōn, atm. hakken, mhd./mnl. hacken, nl. hakken, aengl. -haccian, eng. to hack) (cfr. DWDS s.v. hacken). Hacke con significato di PARTE POSTERIORE DEL PIEDE manca sia nel tedesco meridionale che nel medio alto-tedesco, probabilmente a causa della parola Ferse che viene usata in cambio.
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
HERBE, TIGES TRÈS FINES, TREMBLANT AU VENT - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
hiša (sla.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
hûs (goh) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld)
hutta (goh) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann)
IL TIPO DI INNESTO VEGETALE, IN CUI L'INNESTO VIENE POSIZIONATO SUL PORTAINNESTO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
IMPORTO, DI DENARO, PAGATO AL MOMENTO DELL'ACQUISTO DEI CONTENITORI PER BEVANDE E RIMBORSATO AL MOMENTO DELLA RESTITUZIONE DEI CONTENITORI - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
INTRECCIO DI ERBA E RADICI, PER FILTRARE IL LATTE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
iŭncus (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
Jauche (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Marina Pantele – trad. Ester Radi)
kajža (sla.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
Kessel (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Il nhd. Kessel riporta al diminutivo dal lat. catinus (cfr. Georges s.v. catīllus), cioè catīllus. Il prestito dal latino deve essere stato precoce, dal momento che già nel gotico per un contenitore di metallo viene usato katil(s) (cfr. Wulfila, Mk 7, 4) come anche in tante altre lingue germaniche (cfr. DWB s.v. Kessel; DWDS s.v. Kessel; Kluge s.v. Kessel).
(auct. Markus Kunzmann – trad. Beatrice Colcuc | Ester Radi)
kotel (sla.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
koza (sla) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
koza (sla.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
Kreister (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
È ipotizzabile una derivazione da lat. crista, che significa principalmente 'cresta del gallo'. L'etimologia, che da prima sembra essere opaca, acquista colore se si considera, che da essa derivano anche parole con il significato di 'panna' o 'cresta di montagna' (cfr. ita. cresta, fra. crète) e che potrebbero essere spiegate dalla componente semantica 'in cima'. Nelle semplici abitazioni alpine, i cofani in cui venivano conservati gli attrezzi venivano spesso utilizzati come dispositivi per dormire.
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
Kübel (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Testimonianze di Kübel in alto-tedesco antico sono attestate a partire dal X secolo nella forma kubilo (cfr. AWB: s.v. kubilo).
Specie nelle aree di produzione vinicola a sud delle Alpi, con il latino cūpa si designava un grande recipiente in legno. Dal Norditalia il termine giunse successivamente nell'area alto-tedesca e fu probabilmente preso in prestito tramite il provenzale antico *cubel, 'piccolo tino' (cfr. EWBD: s.v. Kübel), il quale non è attestato in questa forma, ma si presenta in derivazioni come cubelot o come cubellus in latino medio (si veda FEW 2, 1550 s.v. cūpa); ad esso si riallaccia anche il latino cūpella 'recipiente per bere, efa', indicato come etimo dal Kluge (cfr. Kluge: s.v. Kübel). Parole derivate da Kübel sono diffuse nell'intera area alpina orientale (cfr. Karte Kübel).
(auct. Thomas Krefeld | Markus Kunzmann – trad. Alessia Brancatelli)
Kuh (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
lacciata (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Beatrice Colcuc – trad. Beatrice Colcuc)
lăcte(m) (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
In alcune zone delle Alpi, come in Svizzera e nella regione storica della Savoia, in rifermento al concetto di ''latte'' si utilizzano parole provenienti dal latino *lacticellum , ovvero il diminutivo del termine lăcte(m) (si veda a tal proposito FEW 5: 114). È da qui che fu ad esempio preso in prestito il termine italiano latticèllo (si veda DELI 3: 655).
Anche alcune denominazioni del concetto di SIERO DI LATTE DOLCE derivano dal tipo di base. Da un lato vi sono derivazioni tramite il suffisso -ata, le quali, però, si riferiscono a nomi collettivi; dall'altro si trovano spesso dei diminutivi del tipo di base, i quali comunque sottintendono l'idea che il siero ottenuto dalla lavorazione del formaggio non sia, in effetti, normale latte da bere. In francese, ad esempio, l'espressione petit-lait si riferisce al concetto di SIERO DI LATTE DOLCE. Tradotto alla lettera significherebbe 'piccolo latte', ma proprio attraverso l'anteposizione dell'aggettivo petit 'piccolo', quest'espressione assume il valore di diminutivo (si veda FEW 5: 114).
(auct. Myriam Abenthum | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
LOCANDA, IN CAMPAGNA, DOVE SI PUÒ MANGIARE E BERE, SPESSO ANCHE PERNOTTARE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
lonьcь (sla) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
LUOGO, VERSO IL QUALE I TURISTI VENGONO INDIRIZZATI E DOVE SONO INDOTTI A PAGARE PREZZI MOLTO ALTI PER SERVIZI O PER OGGETTI DI SCARSO VALORE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
maceria (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Questi due tipi morfo-lessicali sono localizzati principalmente nelle Alpi Orientali italiane (vedi la mappa per māceria), dove il tipo base qui brevemente commentato emerge anche come antroponimo e come toponimo (cfr. Pallabazzer 1972, 71). Alcuni esempi si trovano in questa Mappa (l'elenco non è esaustivo).
Masarei (māceria + suffisso -etum) sopravvive come cognome soprattutto nelle Dolomiti, in particolare a Livinallongo del Col di Lana e a Colle Santa Lucia.
(auct. Beatrice Colcuc – trad. Pia Dexheimer)
magiostra (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Beatrice Colcuc)
Mahd (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Markus Kunzmann – trad. Ester Radi)
marmolada (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
La Marmolada è con i suoi 3343 m.s.l.m. la montagna più alta delle Dolomiti. Il suo versante settentrionale è coperto da un ghiacciaio, che un tempo arrivava quasi fino al Passo Fedaia (2057 m.s.l.m.), ma oggi è limitato alla parte più alta della montagna.
Anche in Tagliavini 1934] (202) e in Pult 1947. (41 ), la parola marmolada è indicata come "ghiacciaio" nel dialetto di Livinallongo del Col di Lana. Il termine si riferirebbe quindi principalmente alla suddetta cima dolomitica, mentre il significato di "ghiacciaio" potrebbe essere il risultato di un processo metonimico. In questo caso, però, è opportuna la seguente osservazione: la Marmolata è una montagna molto imponente, situata tra i comuni di Livinallongo, Canazei, Rocca Pietore e Falcade 2814. Di conseguenza, negli idiomi vicini (almeno a Canazei, perché Rocca Pietore e Falcade non rappresentano punti di elevazione AIS) ci si potrebbe aspettare la stessa parola o le stesse varianti. Tuttavia, la carta AIS mostra il tipo marmolada nella sola Arabba, che significa 'ghiacciaio'. A Penia presso Canazei sono documentati (p. 313) /ˈʤaʧɐ/ e /ʤaʧˈoŋ/ (cioè il tipo morfo-lessicale glace (anche con suffisso -on) (roa. f.), mentre emerge nella Zuel un po' orientale a Cortina d'Ampezzo]. (p. 316) /ˈʒatso/ (tipo morfo-lessicale ghiaccio roa. m.)
Nonostante l'evidenza della letteratura in materia sopra menzionata GHIACCIAIO, è chiaro dalle nostre indagini a Livinallongo del Col di Lana che Marmolada è conosciuto solo come il nome della montagna nella zona in esame. Purtroppo, il crowdsourcing al momento non fornisce alcuna prova per il comune di Livinallongo e il concetto GHIACCIAIO, tuttavia le persone intervistate sono tutte madrelingua del dialetto in questione. Sembra quindi giustificato porsi la domanda sulla legittimità del documento linguistico marmolada. Da un lato, si può avanzare l'ipotesi che la parola marmolada, che è documentata nell'AIS, sia il risultato di un malinteso sorto nel corso della raccolta dati: mentre l'esploratore voleva sapere quale parola si usa per GHIACCIAIO in dialetto, l'informatore potrebbe aver dato il nome della montagna per errore. Sulla base del discutibilissimo record AIS (Volume III, 1930), Tagliavini 1934 e Pult 1947 avrebbero potuto scrivere i loro commenti, e Masarei ([Bibl:Blad]) avrebbe potuto scrivere la sua voce nel dizionario. D'altra parte si potrebbe anche supporre che la parola fosse ancora comune per GHIACCIAIO all'inizio del XX secolo, quando furono condotte le indagini dell'AIS, ma che oggi non è più conosciuta. Tra le persone che abbiamo intervistato c'erano anche relatori anziani che hanno anche affermato di non aver mai sentito o usato la parola marmolada/em> che significa "ghiacciaio". La prima ipotesi sembra quindi più plausibile.
(auct. Beatrice Colcuc – trad. Ester Radi)
mascarpa (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum – trad. Ester Radi)
melkan (goh) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Thomas Krefeld)
Mist (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Marina Pantele – trad. Ester Radi)
muaglia (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Poiché muaglia non si riferisce solo all'individuo, ma anche al collettivo e neanche solo alla *MUCCA*MANDRIA, è impossibile associare il tipo con il lat. mulgēre, MUNGERE. Piuttosto, è stato stabilito un collegamento dal lat. mōbilia (n. Pl.) (FEW6, 3: 1 s.v. mobilis]) che sembra più probabile. Il termine si riferisce quindi alla mobilità del bestiame e deve essere inteso come un complemento ai beni immobili. Anche la parola muvel (m.) (roa.) che riscontriamo nella Bassa Engadina, si riferisce al BESTIAME, e per di più viene associata al latino mōbilis (FEW loc. cit.).
(auct. Stephan Lücke – trad. Ester Radi)
mucca (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Stephan Lücke – trad. Ester Radi)
Mugg (gem) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Stephan Lücke – trad. Beatrice Colcuc | Ester Radi)
mŭlgēre (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Una connessione con Malga sarebbe molto plausibile dal punto di vista semantico; a causa dell'altra vocale tonica, però, risulterebbe foneticamente problematica.
Il termine tedesco melken sarebbe, secondo il Kluge (614), da ricondurre all'indoeuropeo *melǵ- 'mungere' – così come anche il latino 'mulgere' e il greco 'ἀμέλγειν'.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld | Stephan Lücke – trad. Alessia Brancatelli)
muvel (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Stephan Lücke – trad. Ester Radi)
NEVE, IN GRANDE QUANTITÀ, SOFFIATA DAL VENTO, PROFONDA E SCIOLTA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
*nīta (vor) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
L'ipotesi di un prestito dalla lingua romanza a quella tedesca appare poco plausibile; è più facile ipotizzare, piuttosto, la possibile presenza della forma pre-latina *nīta (si veda a tal proposito Jud 1924: 201-203).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
Odel (gem.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Marina Pantele – trad. Ester Radi)
OGGETTO O FENOMENO NATURALE, DALLA FORMA ALLUNGATA, APPUNTITO - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
PAGAMENTO, PER L'UTILIZZO DI ENERGIA IDROELETTRICA, PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
PANNA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
È possibile che Erodoto abbia già descritto la produzione di panna da parte degli Sciti. Si dice che mescolavano il latte di giumenta ed estraevano la sostanza da loro più pregiata (4,2 ed. Godley ed. Loeb: ἐπεὰν δὲ δὲ ἀμέλξωσι τὸ γάλα, ἐσχέαντες ἐς περιστίξαντες ξύλινα ἀγγήια καὶ κοῖλα κοῖλα ἀγγήια καὶ ἐπιστάμενον τὰ τὰ αὐτοῦ τοὺς τυφλοὺς δονέουσι τὸ γάλα, αὐτοῦ τὸ μὲν αὐτοῦ ἐπιστάμενον ἐπιστάμενον ἀπαρύσαντες ἡγεῦνται εἶναι ἑτέρου τιμιώτερον, τὸ δ᾿ ὑπιστάμενον ἧσσον κατὰ τοῦ ἑτέρου ἑτέρου. τούτων μὲν εἵνεκα ἅπαντα ἅπαντα τὸν ἂν ἂν οἱ Σκύθαι Σκύθαι- "Quando hanno munto, versano il latte in contenitori di legno cavi. Mettono gli schiavi ciechi intorno a loro e li lasciano mescolare il latte. Qualunque cosa ci sia in cima viene scremato. Questa parte la considerano più preziosa di ciò che si deposita sul fondo. Così ora gli Sciti acciecano chi catturano". [Übers. J. Feix]). Se parliamo davvero della produzione della crema, la descrizione errata della procedura e la mancanza di un nome specifico per il prodotto rende chiaro che Erodoto non conosceva né la procedura né il prodotto. Anche nel corso della storia la PANNA sembra essere rimasta sconosciuta agli antichi greci. In ogni caso, sembra che non ci sia un nome greco antico per questo concetto ([http://www.perseus.tufts.edu/hopper/definitionlookup?q=cream]). In latino c'è un nome per il RAHM (Georges] s.v. cramum), ma il vocabolario corrispondente, crama appare molto tardi, nel VI secolo n.. Chr. a Venanzio Fortunato, cosicché si può presumere che anche nell'area culturale romana la PANNA e tutti i prodotti successivi, come soprattutto il burro, non siano stati utilizzati per molto tempo o almeno non siano stati prodotti da soli.
(auct. Stephan Lücke – trad. Ester Radi)
(v. Wikidata Q13228)
pannus (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
È comprensibile lo sviluppo del termine nell'accezione di 'pelle, strato che si forma sulla superficie di un liquido quando esso si raffredda o quando viene lasciato asciugare all'aria'. Così si spiegano anche il termine l'italiano panna ed il friulano pane 'panna', poiché la panna affiora sul latte a formare una sorta di ''coperta'', se la si lascia riposare (cfr. DELI 4: 871, Treccani s.v. panna e la derivazione del verbo pannare 'fare la panna'). Un'altra metafora analogamente motivabile è quella di tēla.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
PARTE DEL FINIMENTO, IN CUOIO, PASSA SOTTO LA CODA DEL CAVALLO, IMPEDISCE AL PALO DI SALIRE SUL GARRESE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
pasteur / pastore (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Aleksander Wiatr – trad. Ester Radi)
pellīcia (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Nell'area di studio di VerbaAlpina, gli eredi della parola di base latina hanno sporadicamente mantenuto il significato di 'panna' (cfr. pĕllis).
È da notare che le forme tedesco-alemanne presentano il genere al maschile senza alcuna eccezione, mentre, invece, il termine romanzo pleʧɑ 'panna' (a Val Monastero, nel Canton Grigioni) presenta il genere femminile, e corrisponde, così, al francese pelisse e all'italiano pelliccia (si veda FEW, 8, 162-164, s.v. pĕllīceus).
Per quanto riguarda le forme tedesco-alemanne, sembra si tratti di sviluppi secondari di un prestito già adattato al genere del tipo tedesco Pelz (il quale, si intende, si rifà anch'esso al latino pĕllīceus; si veda Kluge, 692); non si tratterebbe dunque di resti delle locali lingue romanze di sostrato, che, visto il loro genere, dovrebbero corrispondere piuttosto alla forma al femminile pleʧɑ di cui sopra.
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
PELLICINA SULLA SUPERFICIE DEL LATTE, FORMATASI DURANTE IL RAFFREDDAMENTO DOPO LA BOLLITURA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
pĕllis (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
PIANTA A FIORITURA GIALLA, CON SPINE LUNGHE E FORTI, PUÒ FORMARE BOSCHETTI - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
PIANTA, DELLA FAMIGLIA DELLE OMBRELLIFERE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
PIANTA RAMPICANTE, FOGLIE A FORMA DI CUORE, CRESCITA ERETTA - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
PICCOLA AZIENDA PER LA LAVORAZIONE DEL LATTE - Concetto (Visualizzare sulla mappa)
piéria (roa.) - Tipo morfo-lessicale (Visualizzare sulla mappa)
Si tratta dei seguenti punti:
- 305 (San Vigilio di Marebbe): la pyéyura\t
- 313 (Penía): ampyéria, ampiéries\t
- 314 (Colfosco): ls pírias (Pl.)\t
- 315 (Arabba): la pyéria\t
Kramer EWD conferma le attestazioni riportate dall'AIS e indica al contempo, elencandole per data, ulteriori espressioni presenti in diverse località ladine legate al tipo piéria.
Questo tipo morfo-lessicale è da ricondurre al tipo di base goh. peri/beri (cfr. EWD 5, 277-278), oggi attestato nel deu. Beere. Le forme ladine di fragola sono dunque da considerarsi come prestiti linguistici.
Nelle varietà ladine, tali forme si sono sviluppate essenzialmente attraverso due processi linguistici: da un lato attraverso un processo morofologico durante il quale al tipo di base è stato annesso un suffisso e, dall'altro lato, attraverso un processo fonologico che ha indotto la vocale tonica e a dittongare in ie. Per quanto concerne il primo processo, la suffissazione è avvenuta attraverso il suffisso -ICA> -ia (per le varietà badiotta e fodoma pīria), -ULA > -ora (marebbano pìriora) und -INA > ena (Piccolino pírghena (cfr. EWD 5, 277-278). Il processo di dittongazione è tipico delle varietà ladine. Per quanto riguarda le varietà fassane, al tipo di base è stato annesso il prefisso AMP- (cazét ampyéria) (cfr. EWD 5, 277-278).
Questo tipo morfo-lessicale non deve essere confuso con la denominazione alto-italiana per l'imbuto píria, impíria, inpíria oppure centro-italiana pétria, pítria, pítriola: nonostante le due forme piéria ('fragola') und píria ('imbuto') sembrino a prima vista simili, sono da ricondurre a due etimologie completamente diverse. Le differenti attestazioni dialettali di imbuto potrebbero essersi originate da lat. pletria (cfr. Ascoli 1877, 96).
(auct. Beatrice Colcuc – trad. Beatrice Colcuc)
pinguĕ(m) (lat) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Il restringimento semantico dal significato di 'grasso' a quello di 'burro' si spiega a livello onomasiologico poiché nelle zone in cui per tradizione non si produceva l'olio – o per meglio dire, in cui questo non poteva essere prodotto – il BURRO valeva come GRASSO ALIMENTARE per antonomasia. L'olio non era, infatti, un elemento tipico della cucina di questi luoghi, mentre è ancora oggi assolutamente dominante nella tradizione culinaria del Centro Italia e del Meridione (cfr. Scheuermeier 1943: 28).
(auct. Myriam Abenthum | Thomas Krefeld – trad. Alessia Brancatelli)
*pinguis (lat) (* = Ricostruito) - Tipo di base (Visualizzare sulla mappa)
Alcune denominazioni presentano una tale somiglianza fonetica nella radice per cui è quasi impossibile mettere in discussione una loro appartenenza comune:
- (1) il romanzo pigna, con diverse varianti della vocale tonica [ɪ, e, ɛ, a] e simili;
- (2) lo slavo pinja, evidente prestito romanzo, in quanto la sua area di espansione si ricollega a quella di (1);
- (3) il romanzo pinacc, come (1) ma in forma suffissata;
- (4) il romanzo panaglia (con varianti della vocale iniziale, qui non tonica, che corrispondono a quelle menzionate al punto (1)); per questo tipo dominano le varianti con la vocale [a] non tonica nella radice
- (5) anche il tipo pignatta 'pentola' (valido anche in italiano standard) è riconducibile al punto (1) insieme alla sua variante dialettale spesso al maschile (si veda AIS 973). Esso è spesso attestato nell'area di ricerca di VerbaAlpina con il significato di 'pentola in terracotta' (si confronti AIS 955); eppure, al di fuori del territorio analizzato dal progetto – nello specifico in Emilia Romagna – con questo termine ci si riferisce espressamente ad una pentola nella quale si creano piccoli pezzetti di burro, sbattendoli con un cucchiaio di legno o con altro (si veda qui AIS 1206, i punti 427, 453, 455).
- latte di pigna (lett. 'latte della zangola', proveniente dalla zangola), dunque LATTICELLO.
In ogni caso, il suggerito rimando di pignatta al termine pigna (dal lat. *pīnea[m]) ''per la somiglianza di forma delle più antiche pignatte con una pigna" (link) convince poco dal punto di vista semantico, sebbene la forma conica di alcune pentole in terracotta e bronzo possano effettivamente ricordare la forma delle pigne (si confronti DELI).
Un indizio reale e decisivo per la ricostruzione della storia della parola si trova nel sopramenzionato atlante linguistico AIS – Carta 955, LA PENTOLA (PIGNATTA) DI TERRACOTTA: in questa carta è presente anche una lista delle denominazioni del concetto di PENTOLA IN BRONZO (AIS 955_2), spesso riportate in un secondo momento in area alpina, poiché esse si riferiscono ad un materiale totalmente diverso per la produzione delle pentole da cucina, ovvero alla Steatite, anche detta pietra ollare, laveggio, in tedesco Lavetz(stein) (cfr. le carte AIS 963 Komm. LA MARMITTA, AIS 970 IL VASO PER LO STRUTTO).
Questo materiale versatile e relativamente facile da usare grazie alla sua bassa durezza, estratto principalmente sulle montagne del Ticino e della Lombardia, era valido anche per la produzione di altri oggetti, ad esempio per la realizzazione di forni chiamati sia pegna (in Engadinia) che pigna in romancio (HWdR, 571; LRC, 798; su pegna, pigna 'forni in steatite' si veda AIS 937, si veda il commento). I forni vengono peraltro modellati in ''forma pressappoco cubica'' (AIS 937, si veda il commento) e non hanno, dunque, la benché minima somiglianza con le pigne.
Si tratta, quindi, di un chiaro caso di polisemia metonimica, e non di omonimia: pigna 'forno' e pigna 'recipiente per la produzione del burro' prendono la loro denominazione dal materiale che li costituisce, la steatite.
Non è, tuttavia, necessario pensare ad un etimo preromanzo come suggerito da Alexi Decurtins nel LRC, 798 in relazione al termine romancio pegna o pigna 'forno'; andrebbe, invece, presa in considerazione l'etimologia proposta da G. B. Pellegrini *pinguia (al latino pĭnguis 'grasso') – dalla forma ellittica pinguia(m) (ollam) ma non nel senso di 'recipiente (= lat. olla) per il grasso' ("recipiente particolare per conservare il grasso, fosse esso strutto, sugna, o burro cotto, oppure un arnese elementare per fare il burro" ([1976, pag. 171 cit. DELI 928]), bensì con il significato di minerale o roccia simile in termini di aspetto e consistenza adiposa (si confronti il termine tedesco Speckstein 'steatite', motivabile in modo analogo). Come tipo di base per (1)-(5) si propone, dunque, il latino *pinguia (petra) 'Steatite'.
Le molte forme aventi le vocali [ɐ, a] nella radice dimostrano una forte influenza (dal punto di vista onomasiologico ovvia) data da panna, da distinguere etimologicamente.
Non appartengono a questo tipo invece:
(6) il lombardo pench e il romancio paintg 'burro',
i quali possono essere meglio ricondotti a pĭnguis 'grasso' (HdR).
Per quanto riguarda il termine romancio:
(7) penn 'LATTICELLO', si potrebbe trattare di una retroformazione dalla parola pigna 'zangola', nella quale il latticello viene, difatti, prodotto.
Il seguente schema mostra sia la famiglia lessicale (freccia verde) che i significati attestati (freccia rossa).
Per quanto riguarda la motivazione metonimica della polisemia, è possibile asserire che ci sia un'assegnazione di significato dalla naturale materia prima agli artefatti da essa derivati (anche di crescente complessità, da semplici recipienti > congegni meccanici), e che questo interessi poi anche le funzioni connesse al processo di produzione.