Realtà tipicamente alpine (come il CAMOSCIO, il CEMBRO o l'ALPEGGIO) vengono spesso denominate da parole di sostrato preromano. Questo
strato linguistico fu descritto probabilmente per la prima volta in maniera più dettagliata da Jakob Jud (si vedano a proposito i ben noti lavori di
Jud 1911a,
Jud 1911b,
Jud 1924,
Stampa 1937); tale strato forma il nucleo delle cosiddette voci alpine. Tuttavia l'espressione non è completamente univoca perché viene compresa in maniera più ampia sia da Otto von
Greyerz 1933, che l'ha probabilmente coniata, sia da Johannes
Hubschmid 1951 che l'ha resa nota soprattutto: "Ich verstehe darunter Wörter, die Geländeformationen, Naturerscheinungen, Tiere und Pflanzen oder mit der menschlichen Tätigkeit zusammenhängende konkrete Begriffe bezeichnen, Wörter, die sich nur oder hauptsächlich in den Alpenmundarten erhalten haben, oder die zwar auf einem größeren Gebiet leben, aber in den Alpen häufig eine speziell 'alpine' Bedeutung zeigen. Alpenwörter können auch germanischen oder romanischen Ursprungs sein" (
Hubschmid 1951, 7; traduzione: "Per voci alpine intendo parole che denominano formazioni di terreno, fenomeni della natura, animali e piante o nozioni concrete che sono in relazione con l'attività umana, parole che si sono conservate solo o principalmente nei dialetti alpini o che certamente esistono in una zona più ampia, ma mostrano spesso un significato specialmente 'alpino' nelle Alpi. Le voci alpine possono essere anche d'origine germanica o romanza.") (Cfr. per la storia della nozione più recentemente anche
Rampl 2011, 131
ss.).
L’espressione VerbaAlpina accenna volutamente a questa categoria lessicale che si rivela utile per una ricerca sul plurilinguismo in quanto identifica delle unità lessicali ibride che contraddistinguono non solo una particolare lingua, ma uno spazio culturale indipendentemente dalle lingue ivi parlate e che conivolgono processi di prestito. Per rendere al meglio la categoria operazionale, si esige tuttavia una specificazione nella cornice del progetto. Dal punto di vista sincronico vengono dunque considerate ‘alpine’ da un canto le forme lessicali che hanno, nei dati disponibili a VerbaAlpina, ovvie corrispondenze in più di una sola delle tre famiglie linguistiche tradizionalmente parlate nelle Alpi e d'altro canto le forme solo romanze che non sembrano derivare dal latino ma piuttosto di un sostrato regionale prelatino. Risultano quindi sette gruppi ibridi:
corrispondenze eventuali di una voce alpina |
prelatino |
romanzo |
germanico |
slavo |
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‘alpine’ in senso stretto |
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‘alpine’ in senso ampio |
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Jud, Jakob (1911): Dalla storia delle parole lombardo-ladine, Cöthen, Anhalt, in: Bulletin de dialectologie romane (BDR) 3, 1-18, Schulze, 63-86
Jud, Jakob (1911): Parole oscure del territorio alpino
Jud, Jakob (1924): Zu einigen vorromanischen Ausdrücken der Sennesprache, Berlin, in: Zeitschrift für Deutsche Mundarten, vol. 19, Allgem. Dt. Sprachverein, 199-209
LinkStampa, Renato Agostino (1937): Contributo al lessico preromanzo dei dialetri lombardo-alpini e romanci, Zürich; Leipzig, Niehans
Greyerz, Otto von (1933): Alpenwörter.Untersuchungen über die Sprachgemeinschaft im alpinen Wortschatz der deutschen Alpenvölker, Bern, in: Sprache, Dichtung, Heimat: Studien, Aufsätze und Vorträge über Sprache u. Schrifttum der dt. Schweiz, Francke, 72-145
Hubschmid, Johannes (1951): Alpenwörter romanischen und vorromanischen Ursprungs, Bern, Francke
Rampl, Gerhard (2011): Lo sviluppo di alcune “parole alpine” in Tirolo / Zur Entwicklung einiger Alpenwörter im Raum Tirol, Innsbruck, in: Scaramellini, Guglielmo/ Dal Borgo, Alice Giulia (Hrsg.): Le Alpi che cambiano tra rischi e opportunità: Die Alpen im Wandel zwischen Risiken und Chancen., vol. 12, Innsbruck Univ. Press, 129-140
seguenti
(
auct. Thomas Krefeld –
trad. Alessia Brancatelli | Susanne Oberholzer)
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Linguistica